“Addio alle botticelle nel centro di Roma”. Per i vetturini pronte licenze gratis dei taxi

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A Venezia le gondole, a Roma le botticelle. È questa l’immagine impressa nella mente del turista in cerca di vacanze da cartolina. Mezzi di trasporto pittoreschi per vivere un’Italia da film anni Cinquanta che però non esiste più. E a ben vedere la differenza fra la città lagunare e quella Eterna non è di poco conto.

Il corteo di protesta dei vetturini contro il nuovo regolamento comunale sulle botticelle

Nella Capitale infatti ad accompagnare i visitatori sulle tipiche carrozzelle non c’è un gondoliere armato solo di remi e romanticismo, bensì un vetturino che alle redini ha un cavallo. Costretto a fare il giro del centro storico a tutte le ore del giorno e della notte. D’ora in poi non sarà più così. Le botticelle, chiamate con questo nome perché in origine trasportavano le merci all’interno di grandi botti, dovranno dire addio ai classici tour cittadini, dal Colosseo a piazza Venezia, dal Pantheon a Fontana di Trevi, da piazza di Spagna a via Veneto (con tariffe che superano 100 euro a corsa). Niente più percorsi su strada ma tragitti all’interno di aree verdi dove gli animali potranno godere di migliori condizioni di “lavoro”.

L’annuncio della sindaca

L’annuncio é stato dato ieri dal sindaco Virginia Raggi su Facebook: «Finalmente eliminiamo dalle strade di Roma le botticelle per spostarle tra i viali alberati dei parchi e delle ville con percorsi studiati ad hoc. Abbiamo approvato in Giunta il Regolamento prima dell’approvazione definitiva in Assemblea Capitolina». Nel post non manca un riferimento all’occupazione: «Nessun vetturino perderà il lavoro. I titolari delle licenze avranno infatti la possibilità di trasformare gratuitamente l’attuale autorizzazione in licenze taxi».Viene anche precisato che «i cavalli dovranno essere solo razze da tiro e non trottatori e saranno previsti orari più restrittivi nel periodo estivo ».

I cavalli non dovranno essere trottatori. Previsti orari restrittivi nel periodo estivo

Obiettivo: tutelare il benessere degli animali, garantire la sicurezza del servizio, scongiurare problemi alla viabilità ed evitare che si ripetano incidenti come quello avvenuto pochi mesi fa davanti a Montecitorio dove un cavallo che trainava la botticella (pesante oltre 800 chili) per la fatica è stramazzato a terra. E poi per arginare le proteste di quanti a gran voce avevano chiesto che questo retaggio anacronistico fosse totalmente abolito.

Proteste e inchieste

Proteste che si sono moltiplicate dopo le inchieste di qualche anno fa, con una quarantina di vetturini indagati per maltrattamenti a causa delle condizioni in cui tenevano i cavalli nelle stalle dell’ex Mattatoio. Fino ai sigilli messi a fine giugno a un centinaio di box abusivi a Villa Borghese che avrebbero dovuto essere utilizzati come riparo dei cavalli.

Come dire che di romantico resta davvero ben poco. A guardare indietro nel tempo si scopre che queste carrozzelle usate per trasportare merci, per l’appunto dentro botti, risalgono alla metà dell’Ottocento.

I primi conducenti dal Molise

I primi botticellari arrivarono dal Molise, poi vennero assoldati come stallieri quindi come vetturini. La principali rimesse erano a Borgo e a via Sannio, accanto a piazza San Giovanni. Fu il cinema a diffonderne la fama in tutto il mondo. Basta ricordare le immagini di Aldo Fabrizi nel film «L’ultima carrozzella», di Mario Mattioli, girato nel 1943. Il grande attore lavorò veramente come vetturino e sembra che lo spolverino e il berretto usati nella pellicola fossero proprio i suoi. E poi Alberto Sordi, che nel 1994 interpretò «Nestore, l’ultima corsa», storia drammatica sul destino di un vecchio cavallo destinato al mattatoio. E ancora «Vacanze romane» (1953) con Audrey Hepburn e Gregory Peck che girano in Vespa a piazza di Spagna in mezzo alle carrozzelle. Fino a Federico Fellini che volle un vetturino, Maciste, nel suo «Amarcord». Dalla finzione alla realtà: nell’attesa che il regolamento diventi operativo le botticelle continuano a portare in giro turisti in queste giornate bollenti di fine luglio. E, per ora, non c’è niente di nuovo sotto il sole capitolino

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