E’ stato superiore anche a quello dell’Aquila. Proprio ieri la Commissione Grandi Rischi aveva analizzato la sequenza sismica partita il 24 agosto scorso individuando “tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicità di agosto che non avevano registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e con il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo, compresa fra 6 e 7 punti”
ROMA – Il nuovo potente sisma di magnitudo 6.5 che ha scosso il centro Italia oggi alle 7.40 – con epicentro tra le province di Macerata, Perugia e Ascoli Piceno – ha seminato il terrore in mezza penisola in una manciata di secondi. Poco dopo ha fatto anche porre una domanda a molti: ma come, dopo le forti scosse del 24 agosto e del 26 ottobre l’intensità degli eventi non avrebbe dovuto scemare? Qui invece è cresciuta. E di tanto. Quest’ultimo sisma – carte alla mano – è il più forte dal 1980, quando un terremoto della stessa intensità devastò l’Irpinia. E’ anche superiore a quello che colpì l’Aquila 7 anni fa (magnitudo 6.3).
Ma per chi i terremoti li studia e li analizza ogni giorno questo di Norcia non è un evento fuori dagli schemi. Il sisma rientra nella stessa sequenza che si è attivatasi in agosto con il terremoto nel Reatino. “Il terremoto di oggi è avvenuto sullo stesso sistema di faglie e fa parte della sequenza cominciata in agosto e che adesso sta procedendo”, spiega sismologo Alberto Michelini dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Il terremoto – cui è seguito uno sciame sismico di sei forti scosse, quattro di magnitudo superiore a 4 (una di 4.6) le altre due di 3.9 e di 3.5 – ha interessato una zona che si estende almeno per 20-25 chilometri, aggiunge il sismologo Alessandro Amato (Ingv). “Interessa un’area ampia localizzata tra quella che si è attivata con il sisma del 24 agosto e quella che si è attivata il 26 ottobre”.
Del resto gli studiosi avevano avvertito – raccomandando gli amministratori delle zone interessate di fare ogni cosa per mettere in sicurezza le strutture – che esisteva il rischio di nuovi forti scosse nelle zone del Centro Italia colpite da un’onda sismica partita il 24 agosto scorso. Proprio ieri la Commissione Grandi Rischi (l’organismo di collegamento tra la Protezione Civile e il mondo scientifico) aveva identificato “tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicità di agosto che non avevano registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e con il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo, compresa fra 6 e 7 punti”. Gli esperti avevano rivelato che “la sismicità del 26 ottobre ha attivato uno dei segmenti individuati dalla Commissione, a nord dell’evento di agosto, mentre gli altri due segmenti non si sono mossi. In considerazione della contiguità con la sismicità in corso, questi due segmenti rappresentano possibili sorgenti di futuri terremoti nella regione già colpita dagli eventi degli ultimi anni. Non si può inoltre escludere la prosecuzione della sismicità a Nord del sistema del Vettore-Bove. Ad oggi non ci sono evidenze che la sequenza in corso sia in esaurimento”. Parole confermate dagli eventi, appena poche ore dopo.
L’analisi dell’Istituto di Geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), pur non potendo ipotizzare come e quando questa catena di terremoti andrà a finire, pone l’accento sulla tipologia dell’evento geologico in corso da quest’estate. “Non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi”. Secondo il Cnr “se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della facomunicaglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0”. Il Cnr spiega come il terremoto che ha colpito l’Italia centrale il 24 agosto scorso “si è spostato da Amatrice verso nord, nell’area di Visso e Ussita, e da questi luoghi oggi nuovamente verso sud nell’area di Norcia, dove il terremoto di Amatrice di agosto si era arrestato”. “Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte e una altro forte adiacente possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come sta accadendo oggi in Appennino centrale”.
L’Istituto del Cnr nel suo comunicato spiega poi la genesi del terremoto: “Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa”. “Tali volumi – prosegue il Cnr – sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta”. “Si tratta di processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti – aggiunge – già osservati in altre aree sismiche della Terra come per esempio in Turchia, California e Haiti. Questo processo sta coinvolgendo l’Appennino centrale in questi mesi