Il prossimo diritto è la conoscenza. Ecco l’eredità di Pannella

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Un nuovo diritto umano da aggiungere alla lista di quelli scolpiti nella Dichiarazione universale: il diritto alla conoscenza. Era questa la nuova frontiera di Marco Pannella, un limes inseguito da anni, almeno dal 2003, che negli ultimi tempi – con la consapevolezza dell’avanzare della malattia – era diventata una vera ossessione. Una battaglia che Pannella conduceva sovente tra lo scetticismo degli stessi radicali. A cui, a parte lodevoli eccezioni, appariva come una mania, una stravaganza senile. Eppure, se avesse avuto altri dieci anni da vivere, è a questo che si sarebbe dedicato anima e corpo.

francesco bei – Roma

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Foto archivio: Marco Pannella e Franco Battiato nuovamente insieme nella battaglia radicale per “il rafforzamento dello Stato di Diritto e la democrazia attraverso la campagna per l’affermazione del Diritto Umano alla Conoscenza all’Onu”Catania, 12 febbraio 2015

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Dietro parole evanescenti e slogan paradossali, si nascondeva una trama molto concreta di idee giuridiche, un lavorio diplomatico ad altissimo livello, tanto che per condurlo Pannella ha scelto come presidente esecutivo del “Global Commitee for the Rule of Law” l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata (per sé tenne la presidenza onoraria). Non a caso l’ultimo intervento pubblico del leader radicale, un messaggio del 7 aprile scorso, era dedicato proprio a questa battaglia: «L’erosione dello stato di diritto continuerà ad avanzare se non faremo niente. E dove c’è strage di legalità – concludeva – c’è strage di popoli».

Tutto nasce da Saddam Hussein.

Una citazione non casuale. Nel luglio 2002 Saddam Hussein è al potere in Iraq, gli americani vogliono destituirlo. In segreto, Bush prepara la guerra. «Blair ci ha fatto un quadro dei recenti incontri avuti a Washington. Bush voleva rimuovere Saddam, militarmente, usando come giustificazione il legame tra terrorismo e armi di distruzione di massa. L’intelligence e i fatti che accadevano venivano fatti calzare alla linea scelta». Questo appunto, tratto dai Downing Street memo di David Manning, all’epoca consigliere diplomatico di Blair, spiega molto della campagna di Pannella. I processi decisionali che portano alla guerra, se restano segreti, conducono le democrazie a commettere errori fatali, errori – basti vedere cosa accade anche in questi giorni a Baghdad – che non bastano decenni a emendare.

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Pannella lottava per l’esilio di Saddam, Bush voleva la guerra a ogni costo. Mentì e fece mentire Blair per ottenerla, tanto che una commissione indipendente sta ancora indagando a Londra su come andarono le cose. Giorni fa, in un bar sotto casa di Pannella, sottraendo dieci minuti alla cura del leader sofferente, il radicale Matteo Angioli ci dettagliava l’utopia pannelliana: «Il cuore della proposta è ottenere una maggiore accountability dei governi, costringerli a prendere decisioni seguendo dei passaggi controllabili, alla luce del sole». Persino quando in gioco c’è la guerra. «L’obiettivo finale è arrivare a una Convenzione Onu che specifichi le misure che i paesi si impegnano ad adottare». Cose molto concrete. «Un’ecosistema di strumenti di conoscenza che riguardano tutte le fasi del processo decisionale: standard minimi di consultazione pubblica, accesso ai documenti, un meccanismo di valutazione della legislazione da parte di esperti, una regolazione del segreto di Stato». Casi concreti. Come quello dell’italiano Giovanni Lo Porto, ostaggio di Al Qaeda, ucciso per errore in un’operazione antiterrorismo condotta da un drone. «I cittadini americani – sostiene il radicale Marco Beltrandi- hanno diritto di sapere come vengono usati i droni. Come si arriva a premere il bottone».

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Per Pannella, oltre all’amnistia in Italia, all’eutanasia legale, alla legalizzazione della droga, la bandiera che doveva essere alzata era questa: il diritto alla conoscenza per salvare lo Stato di diritto. Benjamin B. Ferencz, l’unico sopravvissuto tra i procuratori di Norimberga, una volta disse che «un’ideologia cattiva la puoi battere soltanto con un’ideologia migliore». E proprio l’ideologia dei diritti umani universali era l’arma più potente, per Pannella, per sconfiggere le ideologie dei terroristi.

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