Mafia Capitale, conclusa l’indagine di Cantone: “Il malaffare era ovunque”

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 – Raffaele Cantone chiude la sua indagine su Roma e ne viene fuori un quadro inquietante

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Secondo il presidente dell’Autorità anticorruzione, che il 10 marzo scorso ha concluso la sua ispezione sugli anni di gestione 2012-2014, non c’è alcun settore dell’amministrazione capitolina, guidata prima da Gianni Alemanno e poi da Ignazio Marino, che non sia stata attraversato da irregolarità.

Dalla manutenzione delle strade ai servizi per i disabili, dagli ospizi agli affitti delle case, dalla macellazione della carne alla tutela del verde pubblico, dall’acquisto di nuovi software alla gestione dei canili.“L’indagine – scrive Cantone – ha rivelato la sistematica e diffusa violazione delle norme. Ha palesato il ricorso generalizzato e indiscriminato a procedure prive di evidenza pubblica, con il conseguente incremento di possibili fenomeni distorsivi che agevolano il radicarsi di prassi corruttive”. Il rapporto di 15 pagine, che conferma quanto già in buona parte scoperto con le indagini della procura di Roma su Mafia Capitale, è stato inviato sia alla procura che alla Corte dei conti. Secondo Cantone la gestione dei contratti stipulati da Roma Capitale “non è conforme ai principi di buon andamento e di imparzialità dell’amministrazione sanciti dall’articolo 97 della Costituzione” e tutto ciò impatta negativamente sulla qualità e sui costi dei servizi.

Il vizio principale rimane il facile ricorso alla procedura negoziata che non dà le stesse garanzie di una gara pubblica. In questo caso il numero di imprese che partecipano è più limitato e si negozia solo con quelle l’appalto e molto spesso si fa uso di tale pratica anche se c’è “carenza o difetto di motivazione dei presupposti”. C’è, poi, “il ricorso sistematico ad affidamenti allo stesso soggetto”, ci sono “le proroghe”, anch’esse ingiustificate e non motivate. C’è “l’improprio frazionamento degli appalti”. Ci sono “le varianti non motivate” e manca “l’obbligatoria rotazione”. Cantone nella sua indagine ha scoperto che nel Comune di Roma “ciascun dipartimento ha sistemi informativi diversi”, che quindi non si parlano tra di loro e l’Ufficio contratti, incardinato presso il Segretariato generale, “è dotato di un sistema centralizzato esclusivamente per le gare ad evidenza pubblica”. Tutte le altre perciò non passano sotto la sua lente e si perdono in mille rivoli incontrollabili.

Le cooperative che operano nel sociale, nel triennio 2012-2014 hanno avuto “un esorbitante numero di affidamenti di cospicuo valore economico avvenuti in gran parte in forma diretta, a conferma del mancato rispetto dei principi basilari di concorrenza, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità”. Anche sui 2milioni di euro per l’affidamento del servizio per i disabili Cantone evidenzia “l’uso improprio della procedura negoziata” e “violazioni della pubblicazione della gara”. Mafia Capitale, poi, ha, come si sa, ha “mangiato” anche sull’emergenza abitativa e sull’accoglienza degli immigrati e rom per la mancanza di “regolamentazioni specifiche”. Cantone annuncia che allargherà la sua indagine anche verso la contestata gestione dei canili di Roma e sul software usato dal il Dipartimento Tutela. Il presidente dell’Anac, infine, critica anche la proroga per gli affidatari della manutenzione stradale e il ricorso fatto sempre alle stesse aziende per la macellazione e la conservazione a freddo delle carni.

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