Continuità didattica, più insegnanti di sostegno (circa 30mila) e l’Intelligenza artificiale come strumento di supporto per l’inclusione.
Sono alcuni pilastri del piano del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che interviene nel dibattito di Avvenire sul delicato tema del sostegno agli studenti con disabilità. Intorno a cui, negli ultimi tempi, si sono concentrate le preoccupazioni delle famiglie, soprattutto dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che sottopone le ore degli assistenti di sostegno ai vincoli di bilancio dei Comuni. Un aspetto su cui il Ministro vuole fare subito chiarezza.
«Parlamentari dell’opposizione hanno indirizzato un’interrogazione a me e alla ministra Locatelli sulla sentenza del Consiglio di Stato – ricostruisce il Ministro –. Siamo arrivati al punto che o non si conoscono le competenze dei ministeri o si strumentalizza tutto. E questa è una politica sulla pelle dei ragazzi con disabilità che non mi piace. Le esigenze di integrazione dei giovani con disabilità devono essere messe sempre al primo posto, ma la sentenza del Consiglio di Stato non ha nulla a che vedere con le attività che fanno capo al mio Ministero, riguarda competenze dei Comuni con fondi che non provengono né dal Ministero dell’Istruzione né da quello della Disabilità. Eppure l’opposizione attacca anche su questo.
Quali sono le principali novità sull’inclusione dei disabili a scuola?
Ho posto il tema della disabilità come centrale dall’inizio del mio incarico, tanto è vero che non ci siamo limitati, come spesso è successo in passato, a declamare principi ideologici, ma abbiamo anche varato numerose e innovative iniziative concrete. La più importante è stata quella di garantire la continuità didattica anche nel caso in cui il docente di sostegno non sia di ruolo: abbiamo accolto una richiesta ventennale delle associazioni e valorizzato il ruolo della famiglia. I genitori, se sono soddisfatti del rapporto che si è instaurato tra il docente precario di sostegno e il proprio figlio, possono chiedere che l’insegnante sia confermato per l’anno successivo. Questa è una svolta importante che, potenzialmente, può significare garantire a migliaia e migliaia di studenti la continuità didattica. Parte dal prossimo anno scolastico visto che la norma è stata approvata definitivamente a fine luglio, però questo sarà un pilastro importante.
Secondo i sindacati, così facendo si “privatizza” il rapporto tra famiglia e insegnante: cosa risponde?
Le famiglie non sono dei privati e ricordo a tutti che l’articolo 30 della Costituzione attribuisce innanzitutto ai genitori il diritto-dovere di istruire, formare ed educare i figli. E qui si capisce chi è a favore di una scuola concepita come comunità educante in cui famiglia e docenti, esigenze degli studenti e centralità della persona si uniscono e si esaltano e chi, invece, ha una concezione statalista e illiberale della scuola. Inoltre, già l’anno scorso avevo fortemente voluto che i docenti di sostegno assunti in ruolo rimanessero per tre anni sulla stessa cattedra. Anche questa è stata un’innovazione importante.
Come vi state muovendo per abbattere le barriere architettoniche ancora presenti in diverse scuole?
All’inizio del mio mandato ho inviato a tutti i presidenti di Provincia e a tutti i Sindaci i 10 punti che erano stati elaborati da famosi architetti incaricati nella legislatura precedente e che erano rimasti nei cassetti del Ministero. Fra questi punti vi è “Una scuola per i cinque sensi”. Abbiamo suggerito soluzioni innovative per le riqualificazioni edilizie e le costruzioni di nuove scuole al fine di favorire l’integrazione degli studenti con disabilità, una parte importante delle risorse sono state poi destinate all’abbattimento delle barriere architettoniche. Stiamo facendo un lavoro imponente per la riqualificazione della edilizia scolastica, grazie ai fondi del Pnrr ma non solo. Stiamo riqualificando circa il 20% del patrimonio edilizio scolastico anche grazie a fondi ministeriali che ho aggiunto ai 3,9 miliardi del Pnrr: si tratta di 1,2 miliardi aggiuntivi del bilancio del Mim. Ho stanziato, inoltre, 30 milioni di euro per l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale a favore di ragazzi con alcune disabilità per personalizzare sempre di più l’insegnamento. Infine, abbiamo stanziato 70 milioni di euro per gli istituti paritari finalizzati specificamente al trasporto dei ragazzi con disabilità, così da superare anche i problemi connessi alla mobilità degli studenti delle paritarie.
Come stanno procedendo le assunzioni degli insegnanti di sostegno?
Nel 2023-2024 abbiamo avviato immissioni in ruolo per 13.354 unità e nel ‘24/’25 saranno circa 10mila. Inoltre, abbiamo già accantonato per il prossimo concorso Pnrr altri 5.785 posti. Quindi, complessivamente sono quasi 30mila gli insegnanti di sostegno assunti in ruolo. In realtà ne avremmo anche assunti di più, ma abbiamo riscontrato purtroppo la carenza di candidati specializzati nelle regioni dove vi è maggior fabbisogno.
Resta il nodo della mancata specializzazione di una buona parte dei docenti impiegati sul sostegno: come risolverlo?
È il vero problema: la grande maggioranza degli insegnanti precari sul sostegno non è specializzata. I precari “veri”, i supplenti fino al 30 giugno o fino al 31 agosto, non quelli con spezzoni di pochissime ore che dipendono dall’organizzazione della didattica nelle singole scuole, sono 165mila e scenderanno, grazie alle assunzioni che stiamo facendo, a 155mila entro dicembre. Di questi, ben 106mila sono insegnanti di sostegno e la grande maggioranza, come dicevo, non ha la specializzazione. La nuova legge prevede che un insegnante non possa entrare in ruolo sul sostegno se non è specializzato. E siccome le Università, in particolare del Nord, non hanno specializzato un numero adeguato di docenti di sostegno, per risolvere questa questione abbiamo affiancato Indire al percorso di formazione universitaria, prevedendo che l’Istituto, di intesa con l’Osservatorio per la disabilità, specializzi 85mila docenti precari che hanno già tre anni di insegnamento alle spalle sul sostegno, attraverso corsi di alto profilo e che terranno conto, per la prima volta, del fatto che occorre, al di là di una specializzazione di tipo generalista, anche una specializzazione particolare, legata cioè alle caratteristiche delle singole disabilità. Perché un conto è prendersi cura di una disabilità legata allo spettro autistico e un altro è affrontare una disabilità legata ad un disturbo sensoriale. Si tratta di due approcci diversi che presuppongono un affinamento della preparazione e della specializzazione. Insomma, credo che questo Governo e questo Ministero abbiano le carte in regola per una vera politica di inclusione degli studenti con disabilità. Fra l’altro, non appena ci sarà un numero di specializzati adeguato, intendiamo trasformare gradualmente i posti di organico di fatto in posti di organico di diritto in modo da rendere sempre più efficace la didattica all’interno delle nostre scuole per i ragazzi con disabilità.
Cosa risponde agli insegnanti che, in questi giorni, protestano perché sono stati scavalcati in graduatoria dai colleghi che hanno conseguito l’abilitazione all’estero?
È oggettivamente una polemica incomprensibile. Se diciamo di volere l’Europa e siamo a favore dell’Europa, dobbiamo rispettarne le regole, senza fare finta che non esistano. Ci sono sentenze del Consiglio di Stato che condannano il Ministero a inserire nelle graduatorie anche i docenti che si sono abilitati all’estero. Noi possiamo fare due cose. Prima: verificare che il titolo acquisito sia serio, che i centri che l’hanno rilasciato siano vere università. E questo è compito del Ministero dell’Università a cui fanno capo le competenze in materia di formazione degli insegnanti. Inoltre, siccome il percorso di specializzazione all’estero è diverso da quello italiano – perché noi siamo l’unico Paese europeo che prevede questa importante e avanzata realtà dell’insegnante di sostegno – abbiamo deciso di integrare la preparazione di questi docenti abilitati all’estero con corsi organizzati sempre da Indire e con il coinvolgimento dell’Osservatorio per la disabilità, che termineranno con una verifica delle competenze acquisite.
Fra poco riprenderanno le lezioni: le scuole avranno tutti gli insegnanti fin dal primo giorno?
Mercoledì ho fatto un incontro con tutti i direttori degli Uffici scolastici regionali per avere il polso della situazione e mi hanno garantito che tutte le cattedre saranno coperte, o con docenti di ruolo o con supplenti. Ho preteso una relazione dettagliata ed è evidente che laddove ci saranno inefficienze ne terremo conto ai fini della valutazione dei singoli Uffici scolastici.
Che impatto avrà la sentenza del Tar del Lazio che ha bloccato le assunzioni dei presidi?
L’Avvocatura dello Stato ha fatto subito ricorso – la prima sentenza di sospensiva è stata emessa inaudita altera parte – e il 5 settembre ci sarà la definitiva pronuncia. Noi siamo fiduciosi e credo che le conseguenze saranno sostanzialmente irrilevanti.
Il nuovo anno scolastico parte con molte novità: dalla nuova Educazione civica al divieto degli smartphone in classe nel primo ciclo, dalla riforma del “4+2” degli Istituti tecnici al voto in condotta. Quale idea di scuola c’è dietro queste riforme?
L’idea di una scuola sempre più incentrata sulla persona, che mette al primo posto lo studente. È l’idea di una scuola che valorizza i talenti, le abilità del singolo ragazzo. È la scuola costituzionale, personalista, che dà opportunità ad ogni giovane e che considera le plurime intelligenze degli studenti di uguale dignità e non, invece, una scuola massificante, unitaria, che schiaccia i talenti, le differenze positive. La nostra non è una scuola piramidale, gerarchica com’era nel modello gentiliano e nemmeno unitaria come nel modello gramsciano. È una scuola, inoltre, fondata sul rispetto verso ogni persona e sulla responsabilità individuale.
Redazione Avvenire
di Paolo Ferrario