All’esame del Senato (Commissioni VII e X) c’è un Disegno di legge presentato dalla senatrice Carmela Bucalo (FdI), che vuole modificare la legge 104 del 1992 e il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, per introdurre nei ruoli della scuola il profilo professionale dell’assistente per l’autonomia e la comunicazione. È il ddl 236 (leggi qui il testo). La Consulta sull’inclusione scolastica di Anffas Nazionale ha elaborato un ricco documento di riflessione sulla proposta.
La premessa
L’efficacia del percorso scolastico delle persone con disabilità è influenzata in modo significativo dalle figure professionali che, a vario titolo, interagiscono con loro nel contesto scolastico stesso. Tra tali figure, soprattutto nel caso delle disabilità complesse che Anffas rappresenta, c’è senza dubbio la figura dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione.
Nell’attuale sistema, l’alunno con disabilità è dell’intera classe – ricorda Anffas – ed è l’insegnante curriculare, in primis, che se ne deve fare carico, al pari degli altri alunni senza disabilità. L’insegnante specializzato sul sostegno ha invece il compito di sostenere l’intera classe, promuovendo l’inclusione dell’alunno con disabilità. Invece, la figura dell’assistente all’autonomia e comunicazione interagisce più direttamente, se non esclusivamente, con l’alunno con disabilità per supportarlo nel percorso educativo, didattico, relazionale. Questa figura, nelle disabilità a più alta complessità, assume una funzione fondamentale.
I numeri
Il dibattito sulla figura dell’assistente all’autonomia e comunicazione, scrive Anffas, deve tenere conto anche della dimensione numerica. In base all’ultimo rapporto dell’Istat relativo all’inclusione scolastica (leggi qui) oggi in Italia operano circa 68mila assistenti, ancora al di sotto del fabbisogno, visto che una parte di alunni ne rimane parzialmente o totalmente privo, pur essendo tale figura indicata all’interno del Piano Educativo Individualizzato. Tali figure inoltre, che devono essere fornite dagli enti locali competenti, spesso vengono assegnate alle classi con cronici ritardi.
Gli aspetti qualitativi
Un secondo aspetto del dibattito, ancor più importante, è quello “qualitativo”. L’assistente all’autonomia e comunicazione, infatti, pur essendo una figura centrale nel percorso scolastico di ciascun alunno con disabilità non è ancora sufficientemente riconosciuta e valorizzata nel sistema di inclusione scolastica, tanto con riferimento alla formazione e al relativo titolo di studio quanto in termini di coinvolgimento in applicazione del principio di “corresponsabilità educativa” a cui tutti sono chiamati. Non di rado, nella realtà delle cose, l’assistente all’autonomia e comunicazione viene ritenuto dal resto del contesto scolastico come un “corpo estraneo” e in alcuni casi non è neppure ammesso a svolgere le sue funzioni all’interno del contesto classe.
Formazione e uniformità di profilo: quell’intesa attesa dal 2017
Per Anffas quindi è prioritario evidenziare come l’attuale dibattito, incentrato su “statalizzazione si, statalizzazione no” rischia di distogliere tutti dall’obiettivo primario, che è quello di garantire agli alunni e alle alunne con disabilità di avere al proprio fianco delle figure adeguatamente formate ed in possesso delle adeguate ed elevate competenze, in grado di rispondere ai diversi bisogni, specie laddove si tratta di bisogni complessi.
Su tale aspetto per esempio è preoccupante la perdurante mancanza della specifica Intesa in sede di Conferenza Unificata – prevista dal d.lgs. 66/17 – che doveva essere sancita entro 180 giorni dalla pubblicazione del decreto indicando i criteri per dare progressiva uniformità al personale destinato all’assistenza per l’autonomia e per la comunicazione: decreto che ancora manca.
Anffas è convita che occorre assicurare a tale figura professionale una formazione specifica: perciò auspica la previsione di un pertinente titolo di studio, ossia di una laurea in materie attinenti alla specifica professione. Non sono condivisibili, in ogni caso – scrive Anffas – i requisiti indicati per l’accesso alle procedure concorsuali per la stabilizzazione del personale già in servizio, là dove è previsto il solo possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado e non, invece, più coerentemente, di una laurea pertinente al ruolo svolto. Neppure appare del tutto condivisibile la prospettiva, per gli assistenti degli alunni con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo, del possesso di uno specifico attestato formativo solo in una delle tecniche cognitivo-comportamentali “ovvero” nella comunicazione aumentativa e alternativa.
Conclusioni
Per la Consulta Inclusione scolastica di Anffas Nazionale, il disegno di legge così come proposto «non riesce ad apportare gli attesi ed auspicati miglioramenti alla qualità del sistema di inclusione scolastica di cui gli alunni e le alunne con disabilità necessitano ma anzi, rischia addirittura di pregiudicare ulteriormente il diritto degli alunni con disabilità ad essere affiancati da figure specificatamente formate e qualificate. Aspetto che è assolutamente prioritario e sul quale dovrebbe spostarsi il tema dell’odierno dibattito».
Il disegno di legge inoltre «non restituisce piena dignità e ruolo alla figura dell’assistente all’autonomia e comunicazione e connesso riconoscimento professionale ed economico allo stesso, ciò a prescindere dal soggetto presso cui lo stesso presta servizio, sia essa l’organizzazione scolastica che un ente terzo».
Ho parlato dei dati Istat sull’inclusione scolastica e delle dibattito attorno alla proposta di cattedra inclusiva anche in Dire, fare, baciare, la newsletter settimanale dedicata ai temi della famiglia e dell’educazione.
Redazione Vita.it
di Sara De Carli