Firmata, nella sede dell’assessorato alle Politiche sociali della Regione Calabria, la convenzione per la realizzazione del progetto “Inclusione bambini sordi nella scuola Mom e bilinguismo Lis/Lingua italiana”, tra l’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi Ets Aps (Ens) e la Mom – Nido e Casa dei Bambini Montessori Montalto Uffugo (CS).
Il progetto ha come obiettivo sostenere la lingua dei segni quale strumento essenziale per abbattere le “barriere comunicative”. La LIS non è una forma abbreviata di italiano, ma una lingua con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali che, come tutte le lingue, ha un lessico in costante evoluzione e regole che consentono di “segnare” qualsiasi argomento, dal più concreto al più astratto.
“Sono felice – ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali Emma Staine – di aver messo in contatto queste due realtà e di aver presenziato alla nascita di questo importante progetto. Questo è un esempio positivo del fare rete, quando il welfare diventa realmente strumento di inclusione sociale”. È assolutamente importante fornire strumenti, sin dalla prima infanzia, ai bambini nati sordi o con una sordità acquisita nei primi anni di vita.
La lingua parlata e scritta è un processo complesso che richiede anni di terapia logopedica, oltre ad una precoce protesizzazione e ad un lungo e faticoso percorso educativo, per il bimbo e per la sua famiglia. È peraltro scientificamente dimostrato come il successo scolastico sia maggiore nei ragazzi sordi che acquisiscono la lingua dei segni come prima lingua.
Per il bambino sordo, infatti, è fondamentale far propri gli strumenti della comunicazione per garantire il sereno e completo sviluppo socio-affettivo e cognitivo. La lingua dei segni permette ai piccoli di acquisire rapidamente e naturalmente una lingua con la quale comunicare con l’ambiente e le figure che li circondano, a partire dai genitori, essendo strumento primario di apprendimento di contenuti.
di Carla Gatto
L’importanza della terminologia e del contesto, quando si parla di disabilità
Quando si parla a un gruppo di persone o a una tavola rotonda, a un convegno o a una classe di studenti, si dovrebbe sempre contestualizzare il concetto più adeguato, e la tesi che si vuole sostenere, usando un registro appropriato all’assemblea stessa. Mi è capitato molte volte di essere