Glen Saraci, sordo dalla nascita, si laurea in Architettura: “Non ho mai rinunciato al mio sogno”

Milano, il riscatto dello studente del Politecnico: “Le difficoltà si affrontano una alla volta”. Anche la mamma ora completa gli studi. Da ragazza rinunciò per stargli vicino

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Glen Saraci, 26 anni, sordo, cinque esami alla laurea in Architettura

Milano – Cinque esami alla meta: la laurea in Architettura delle costruzioni al Politecnico. “Non ho mai rinunciato al mio sogno e sono soddisfatto: è un percorso che sento mio”, sorride Glen Saraci, 26 anni. “I miei genitori sono albanesi, si sono conosciuti in Puglia: mio papà studiava Ingegneria, mia mamma Giurisprudenza – racconta -. Poi sono nato io. Appena hanno scoperto che ero sordo mia mamma ha rinunciato alla laurea per seguirmi e garantirmi il migliore futuro possibile, le mancavano solo tre esami. Hanno scelto di trasferirsi a Brescia perché c’era un centro specializzato”.

Com’è andata con la scuola?

“Ho frequentato le scuole pubbliche e mi sono sempre trovato bene. Ho le protesi acustiche e andavo quattro volte alla settimana a fare logopedia. Mi mettevo in prima fila per riuscire a seguire, avevo il sostegno e facevo tante ore di ripetizioni a casa, per recuperare tutto. Non è stato semplicissimo, ma mi è sempre piaciuta la scuola”.

E al liceo?

“Ho scelto l’artistico: adoravo il cinema e soprattutto le scenografie. Ma al primo anno mi sono innamorato del disegno tecnico. Mio papà mi ha dato due dritte e mi si è aperto il mondo. Ho capito che avrei voluto fare architettura”.

Aveva tutti dalla sua parte?

“Non proprio. Ricordo una professoressa che mi consigliava di cambiare scuola, perché “non faceva per me“. Ne aveva parlato anche con la preside. Non ce l’ho con loro, ma guardandomi indietro sono felice di essere stato così determinato. Le difficoltà ci sono, si affrontano una alla volta. Purtroppo però ancora tanti rinunciano, per paura”.

Perché il Politecnico?

“Ero rimasto folgorato dopo una gita all’accademia di Brera. Al test di ingresso avevo selezionato solo quella sede e per poco non sono entrato. Pur di non rimanere fermo mi sono iscritto a Tirana, all’Università Nostra Signora del Buon Consiglio. È stata una bella esperienza vivere in un’altra città, riscoprire le radici e quel ponte Italia-Albania che nella mia vita è una costante. Ma ancora sognavo Milano. Ho ritentato il test: passato”.

Com’è stato l’impatto?

“Milano è immensa, ma mi sono ambientato subito. È stata una bella prova di autonomia e indipendenza. Mi sono trasferito nello studentato, ho conosciuto lo staff di ’Multichance’, il servizio che aiuta i ragazzi con disabilità. Ringrazio tantissimo l’architetto Silvia Sbattella, che mi ha sempre seguito”.

Come funziona il servizio?

“L’aiuto è vicendevole. Ti avvisano delle tecnologie in ausilio alla didattica, che puoi accogliere in base alle esigenze. Ti aiutano a stendere il piano studi, c’è un servizio di tutoraggio, con studenti coetanei o più grandi che danno una mano per i corsi più complessi come Estimo”.

Com’è andata nel lockdown?

“Sono rimasto bloccato a Tirana, ho posticipato la specialistica per le difficoltà nella comprensione dell’audio e della lettura labiale con la Dad, nell’ultimo semestre della triennale. Intanto ho fatto il tirocinio e preparato la tesi. Mi sono pure ammalato di Covid. Temevo di dover rinunciare alla laurea in presenza: sono guarito quattro giorni prima e sono partito”.

E ha scelto una delle magistrali più complesse.

“È stata fondamentale un’altra esperienza: il terremoto a Durazzo nel 2019. I crolli che ho visto mi hanno spinto. Mi piacerebbe progettare edifici, scuole, musei, teatri più sicuri”.

Dove si vede nel futuro?

“Laurea a dicembre e poi al lavoro, sia in studio che in cantiere. Essere al traguardo mi riempie di orgoglio quanto sapere che tra poco anche mia mamma, che ha fatto di tutto per me, si laureerà”.

Cosa direbbe a chi comincia questo percorso?

“Di non avere paura di chiedere. Anche la mia esperienza servirà a chi verrà dopo di me. Mai bloccare i propri sogni”.

 

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