L’università fa ancora troppo poco per l’inclusione degli studenti con disabilità

Il Rapporto Anvur: poco più di 11 milioni investiti per i servizi, ma non coprono tutti i bisogni

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Le politiche e gli interventi del sistema universitario italiano che favoriscono l’accesso e l’inclusione degli studenti con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono misurabili e per questo si può dire che se molto è stato fatto ancora c’è da fare. Ad averli analizzati, e misurati, è stato il Rapporto dell’Agenzia Nazionale per la Valutazione del Sistema universitario e della Ricerca (ANVUR) “Gli studenti con Disabilità e DSA nelle Università Italiane”. Le università stanno maturando sempre maggiore consapevolezza sull’importanza dei servizi per le persone con disabilità e con DSA che rappresentano il 2% del totale degli studenti. In Italia però il tasso di iscrizione all’unversità delle persone con disabilità è del 23%, rispetto al tasso medio europeo del 30%. Segno che a volte questi servizi, strumenti fondamentali affinché il diritto allo studio sia tutelato, non funzionano. E’ ancora bassa la percentuale (il 47,7 per cento) delle scuole che compiono attività specifiche di orientamento presso gli istituti superiori, mentre dopo la laurea sono il 73 per cento gli atenei che pongono in campo azioni specifiche di orientamento degli studenti

Il rapporto dell’ANVUR è l’esito di una rilevazione che ha coinvolto 90 atenei statali, non statali e telematici sul totale dei 98 presenti in Italia. Sebbene si riferisca all’anno accademico 2019-20, costituisce finora la fonte di informazioni più aggiornata e dettagliata per conoscere i servizi attivati, le risorse economiche e le risorse umane mobilitate per gli studenti con disabilità e per promuovere la loro partecipazione alla vita accademica.

Sono 36.816 gli studenti con disabilità o con DSA che nel 2020 risultavano iscritti ai corsi di laurea e post-laurea. Il 71% è iscritto ai corsi triennali, il 15% ai corsi magistrali e l’11,6% ai corsi magistrali a ciclo unico. Gli studenti che hanno completato il percorso di studi (triennale, magistrale o magistrale a ciclo unico) sono stati 3.589. Tra coloro che proseguono nei corsi post-laurea, 94 sono iscritti al dottorato.

Le donne sono di più degli uomini (52%), tranne nei corsi di dottorato, in cui la componente maschile è del 55,3%. La maggior parte degli studenti con disabilità è iscritta ai corsi di area sociale (35,4%) e di area scientifica (30,1%), seguiti dall’area umanistica (22,9%) e, a distanza, dall’area sanitaria (10%). E anche gli 11.385 immatricolati hanno seguito le orme di chi li ha preceduti nella scelta del corso di studio. Tra gli immatricolati dell’anno accademico gli studenti con DSA hanno superato gli studenti con disabilità: il 60% degli immatricolati ai corsi di studio triennali e il 51% degli immatricolati ai corsi magistrali a ciclo unico sono studenti con DSA.

Le risorse che il sistema universitario impiega per i servizi a studenti con disabilità e DSA ammontano a 11.364.536 euro. Le entrate prevalenti derivano dalla Quota FFO (il Fondo per il finanziamento ordinario delle università) legge 17/1999 (65,84%) e dal finanziamento diretto dell’ateneo (33,24%). Dall’entrata in vigore della legge 17/1999, l’iniziale stanziamento ha subito degli incrementi, che però non bastano se confrontati al numero degli studenti. I pochi finanziamenti da bandi e da enti privati riguardano inoltre solo le università grandi e medie.

Nel complesso, un terzo della spesa degli atenei statali è destinato al personale coinvolto nei servizi. Le università non statali e telematiche, invece, spendono oltre i due terzi per il personale interno. Un quarto della spesa è per i collaboratori esterni e un quinto è riferito agli appalti. Circa la metà della spesa (il 47,9%) è destinata a soggetti esterni per l’erogazione dei servizi a beneficio degli studenti con disabilità e DSA. È invece modesta la quota destinata agli investimenti (4,32%).

Le università statali hanno un numero medio più alto di dipendenti per i servizi per la disabilità e DSA (3,3, unità) rispetto agli atenei non statali (1,5 unità). Gli atenei più grandi impiegano più dipendenti (5,5 unità) rispetto ai piccoli atenei (1,8 unità). Circa l’82,2% delle università coinvolge personale esterno per l’erogazione dei servizi per la disabilità e DSA (1.458 unità).

Per quanto riguarda i servizi di supporto alla didattica, al primo posto si trova la fornitura di materiale didattico in formato accessibile, garantita dall’88,9% degli atenei (il 76,7% fornisce anche dispense e slide accessibili), seguono i servizi di tutoraggio specializzato (71,1%) e i servizi di traduzione nella Lingua Italiana dei Segni (LIS) (55,6%). Particolare attenzione viene posta nell’erogazione dei servizi di fornitura di altro materiale didattico accessibile da parte degli Atenei. In questo caso quelli di piccole dimensioni (38,8%) sono più attivi rispetto a quelli “mega” (7,5%). Stesso rapporto si incontra, ad esempio, nel tutoraggio specializzato (piccoli 34,4% / mega 9,4%).

Tra gli ausili che gli atenei offrono agli studenti con disabilità e DSA, i più garantiti sono gli apparecchi informatici multimediali, presenti nell’80% degli atenei, mentre fanalino di coda sono i display Braille con il 25,6%, percentuale che però sale al 91,3% se si considerano i soli atenei statali. L’erogazione degli ausili è in ogni caso condizionata dal numero degli studenti in condizione di disabilità o DSA che ne fanno specifica richiesta.

 

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