Intervista ad Isabella Pinto, dirigente scolastica dell’Istituto statale dove alunni sordi e udenti si “mischiano” e aiutano reciprocamente, andando a creare un livello di inclusività altissimo con i ragazzi normodotati “chiamati” ad entrare nel mondo delle persone sorde: il numero esiguo di alunni per classe, non più di 10-15 alunni, un terzo dei quali sordi, consente di attuare l’individualizzazione e personalizzazione dei percorsi.
Nelle sedi di Roma (dove è collocata la dirigenza e vi sono corsi di Infanzia, Medie e Superiori), Padova e Torino (quest’ultimi solo superiori): gli insegnanti sono anche specializzati nella LiS o nel Sostegno ai disabili. E durante le lezioni gli alunni possono contrare sul supporto degli assistenti alla comunicazione: i facilitatori dell’apprendimento, ogni anno assunti attraverso bandi regionali.
Dal racconto della preside emerge uno “spaccato” scolastico di vera integrazione, con gli alunni udenti giudicati anche in base a quanto sono disposti ad accogliere e interagire con i compagni sordi: una realtà opposta alle scuole speciali, nella quale cade ogni forma di tabù rispetto all’accettazione dell’altro da sé.
A cura di Alessandro Giuliani
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