La lingua dei segni insegnata ai bambini: un messaggio di inclusione per comprendere che esistono diversi modi di comunicare

All'asilo nel bosco di Pianfei un progetto pioneristico che vede l'insegnamento della LIS ai bambini dai 3 ai 5 anni

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Esiste una lingua che trae forza dal silenzio e che permette di comunicare senza emettere alcun suono: è la lingua dei segni.

di Arianna Pronesti

All’Asilo nel Bosco di Pianfei, dove i bambini imparano già inglese e spagnolo, da poco è iniziato un progetto gratuito e unico nel suo genere: l’insegnamento della LIS ai bimbi più piccoli, dai 3 ai 5 anni.

“L’obiettivo di questa iniziativa è quello di permettere ai bambini di conoscere che esistono altre forme di comunicazione rispetto al parlato” – spiega Federica Biscia – “La nostra è una realtà inclusiva a 360° e questo progetto speriamo possa essere un input per portare l’insegnamento della LIS anche in altri asili e scuole, sarebbe un passo importante per l’inclusione e per permettere ai bambini di conoscere che esistono non solo modi diversi di comunicare, ma persone con doni diversi e insegnamenti preziosi da condividere”.

L’idea è nata ispirandosi alle attività di una Forest School inglese, ma allora perché non in Granda?

A Pianfei i bambini sono seguiti dal maestro Daniel, 26 anni, sordo dalla nascita, con lui, attraverso il “Circle time”, una volta a settimana, imparano a comunicare senza l’uso delle parole, ma con una lingua che, come tutte le altre, ha una sua struttura grammaticale: soggetto, oggetto, verbo all’infinito.

Non sono le parole a veicolare i messaggi, ma i gesti, rinforzati dagli sguardi e dalle espressioni del viso.

Una prova non da poco, soprattutto per i bimbi che, stanno imparando a scoprire la forza del silenzio.

“E’ un’esperienza nuova, che li ha incuriositi moltissimo e, allo stesso tempo, li ha messi alla prova. Osservare il silenzio per i bimbi richiede molta concentrazione, ma fin da subito è emersa la voglia di conoscere Daniel, che è una persona dotata di grande carisma ed empatia.” – aggiunge Federica Biscia –  “Il messaggio che vorremmo trasmettere è che un’esperienza così non solo è arricchente, ma si può realizzare.  E’ un progetto di educazione all’inclusione e alla gentilezza”. 

Il progetto si svilupperà nel corso dei prossimi mesi e consentirà ai bimbi di imparare i fondamentali della LIS: saluti, ringraziamenti, come esprimere un sentimento.

Sull’importanza dell’introduzione dello studio della lingua dei segni nelle scuole si è mobilitata anche la Regione Piemonte, promuovendo contributi per la piena inclusione e integrazione (LEGGI QUI).

L’obiettivo comune è abbattere le barriere della comunicazione per favorire l’integrazione delle persone sorde nella vita collettiva a partire dalla scuola, il luogo in cui si formano le prime basi per i processi di apprendimento e relazionali” – aveva dichiarato in merito al bando l’assessore regionale Chiorino.

 

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