La dimensione della vulnerabilità umana ha assunto lo spettro di tutte le frequenze possibili durante questo ultimo anno.
Abbiamo vissuto un’esperienza collettiva fortemente traumatica e di grandissima complessità, che ha scosso nel profondo tutte le corde del nostro più intimo sentire, esponendoci ad abissi di paura, di smarrimento, di sgomento. E’ quanto si legge nel Rapporto Eurispes Italia 2021 secondo il quale indubbiamente la pandemia ha colpito con particolare forza i bambini e i ragazzi in condizioni di fragilità e con Bisogni Educativi Speciali.
Secondo alcune ricerche, i genitori di persone con disabilità intellettive o fisiche hanno sperimentato livelli di burn-out più elevati e percepito una rete di sostegno sociale fortemente impoverita rispetto a quanto riportato da famiglie con figli senza disabilità. Il parental burn-out rappresenta una sindrome da esaurimento, a causa della quale i genitori possono provare una grande stanchezza nello svolgere le attività quotidiane, un sentimento di distacco emotivo nei confronti dei propri figli, che costituisce un meccanismo di difesa e, successivamente, il manifestarsi della sensazione di non essere dei bravi genitori, con forte erosione dell’autostima e del senso di autoefficacia.
In una famiglia con bambini e ragazzi disabili, il coinvolgimento dei genitori nella cura e nell’educazione dei figli può diventare logorante ed anche una percezione precedentemente orientata in senso positivo della propria condizione esistenziale può virare verso vissuti di impotenza e sfiducia, con l’emergere di emozioni negative che tendono ad esacerbare gli animi e ad amplificare i problemi quotidiani.