E’ un videogioco educativo adatto a tutti che favorisce il dialogo intergenerazionale, l’integrazione e l’educazione alla bellezza
Un’App che è un’avventura, tra gli altri, per scoprire gli altri. Si chiama «Discovering Diversity – sulle tracce della diversità» ed è un videogioco che può essere utilizzato nelle lezioni di educazione civica per educare appunto alla diversità, favorendo l’incontro tra culture e religioni, promuovendo il diritto alla bellezza per tutti e anche facilitando il dialogo intergenerazionale. Il gioco di squadra, inoltre, è una grande opportunità di integrazione.
Un’app per tutti
I protagonisti della trama dell’App che è stata presentata il primo febbraio sono ragazzi appartenenti a culture e religioni diverse, e tra loro ci sono anche adolescenti con disabilità. Sotto la guida dei loro insegnanti, devono condurre ricerche su un territorio, alla scoperta delle bellezze del patrimonio culturale, sia materiale che immateriale. Grazie a particolari ausili di cui il videogioco è dotato, come, la sottotitolazione multilingua, la possibilità di selezionare l’interprete della propria lingua dei segni, di regolare la luminosità, il campo visivo, le palette cromatiche, i livelli audio, la velocità del gioco, la semplificazione dei comandi, può essere utilizzato da tutti indipendentemente dalle caratteristiche fisiche, sensoriali, anagrafiche, linguistiche, culturali e religiose di ognuno. I promotori di «Discovering Diversity», Nunzia Lattanzio e Dino Angelaccio, lo spiegano così: «Il videogioco è un formidabile strumento per educare alla diversità umana come una grande opportunità, per favorire l’incontro fra culture e religioni, per recuperare il dialogo intergenerazionale e per affermare il diritto alla bellezza per tutti. E’ un laboratorio etico all’interno del quale ci si diverte anche affrontando tematiche e sfide complesse».
Alla ricerca di soluzioni
E infatti i temi del videogioco sono quelli che ritornano nelle lezioni di educazione civica: l’accessibilità universale, il dialogo interreligioso, l’interculturalità, la rigenerazione dei borghi e la valorizzazione dei paesaggi. Nello svolgimento del videogioco i ragazzi e le ragazze incontreranno molte persone reali e attraverseranno diversi luoghi. Come in tutti i videogames, in ogni scena ci saranno da trovare soluzioni, scoprire tradizioni e oggetti, risolvere enigmi e affrontare sfide… Un’attenzione particolare è rivolta al cibo perché è uno degli elementi che maggiormente contraddistingue le diverse culture: uno dei compiti richiesti è organizzare un pranzo interreligioso in cui si dovrà cucinare e mangiare insieme piatti della cucina locale. Un altro compito particolarmente significativo è organizzare il Tu Bishvàt, ovvero il Capodanno degli alberi, una festività ebraica che è una sorta di ringraziamento per la fecondità della terra. Anche per chi non è ebreo, la festa sarà uno spunto per riflettere sull’importanza della natura e l’obbligo di rispettarla. «La partecipazione alla progettazione del videogioco ha creato in noi delle emozioni incredibili – dichiarano Olivia Cutone e Annarita Pisano, ideatrici di Discovering diversity – Abbiamo vissuto l’esperienza di accorciare la distanza generazionale che c’è tra noi: l’una nel tornare un po’ bambina e scoprire come anche un fumetto e un videogioco possano ben rappresentare i temi della interreligiosità, della valorizzazione del patrimonio culturale e della diversità in tutte le sue accezioni, l’altra nell’avvicinarsi, attraverso il videogioco che le è più congeniale, agli stessi temi fino ad ora meno sentiti, riscoprendoli nella loro profondità». I primi due episodi sono ambientati in Molise e in Basilicata, in particolare nel Comune di Castel del Giudice, in provincia di Isernia, a BorgoTufi e a Venosa (Potenza), nello scenario delle catacombe ebraiche e nel suo centro storico.