ROMA – Non vogliono definirla vittoria, ma a tre mesi dall’inizio della didattica a distanza, le insegnanti del l’istituto ‘Tommaso Silvestri-Magarotto’ di Roma, scuola bilingue per sordi e udenti, possono almeno ritenersi soddisfatte del percorso svolto da docenti e bambini durante il periodo di chiusura scolastica.
Se infatti la maggior parte delle maestre per l’infanzia ha riscontrato difficoltà nell’organizzare la didattica a distanza a bambini dai 3 ai 6 anni, per le maestre Giorgia Bonatti e Anna D’Annibale, con buona volontà e spirito di adattamento è stato possibile garantire la continuità didattica e la crescita dei piccoli.
“Anche noi abbiamo avuto comunque qualche difficoltà, come tutti, ma ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo cercato di arrivare a tutti, proponendo attività, giochi e metodi di apprendimento diversi– racconta a diregiovani.it Anna D’Annibale- non è vero che tutti i bambini sono stati abbandonati a loro stessi, noi abbiamo cercato di essere sempre presenti per i nostri alunni”.
Documenti condivisi su drive, video e interazioni con i singoli studenti. Così, a tre mesi dall’inizio del lockdown, le maestre hanno ampliato le loro modalità di insegnamento, e i bambini sono andati avanti nell’apprendimento, anche chi presenta delle disabilità.
“Non ci siamo arrese, abbiamo cercato di cambiare i metodi e non abbandonare mai anche chi non voleva collegarsi- aggiunge Giorgia– dopo un primo momento di spaesamento ci siamo dati delle regole e abbiamo iniziato a fare scuola, sotto tutti i punti di vista. E adesso possiamo dire che la crescita c’è stata, anche grazie all’aiuto dei genitori. Sono risultati diversi da quelli che avremmo raggiunto in classe, ma se l’obiettivo della scuola è far maturare i suoi alunni, allora quell’obiettivo è stato raggiunto”.
Un percorso che è proseguito tutto lungo l’asse della relazione con i bambini, che le maestre hanno voluto mantenere costante. Connessioni lente e poche capacità tecnologiche, quindi, per le maestre sono solo alibi:
“noi non avevamo familiarità con questi strumenti, ma ci siamo messe in gioco- prosegue Giorgia– Non potevamo replicare la didattica in presenza, ma potevamo puntare su altre competenze, ed è quello che abbiamo provato a fare”.
Adesso però, il pensiero delle insegnanti va a settembre, quando la scuola si riaprirà, ma con modalità ancora sconosciute. Il progetto delle insegnanti è realizzare una mostra con i lavori svolti durante la quarantena, e realizzare un contesto divertente in cui i bambini possano apprendere le nuove regole senza spaventarsi. Le maestre sono fiduciose
“i piccoli- concludono- imparano in fretta. Il problema sono più gli adulti e le decisioni che prendono”.