Lucca, 4 ottobre 2019 – All’appello mancano almeno cinque ore di lezione al figlio di Alfredo Di Gino Puccetti, affetto da sordità e ora alle prese con il primo anno di superiori all’Istituto Civitali. Per lui – anzi per quanto fa il Comune per lui e per tutti quelli come lui – la scuola è iniziata e potrebbe proseguire per sempre con un giorno in meno di lezione ogni settimana. «Fin quando ho potuto ho pagato di tasca un’assistente Lis, che traducesse a mio figlio le lezioni di scuola nel linguaggio dei segni, ma adesso non posso più. E non mi pare neanche giusto – dice il papà – Ci sono precise disposizioni, e qui sì che il Comune è sordo, che obbligano appunto i Comuni a coprire le spese necessarie per il sostegno con Lis».
La sua è una vera odissea, affrontata di petto, e soprattutto di cuore, per un figlio che non può essere tagliato fuori dal mondo solo perchè sordo. «A aprile mi rivolsi all’assessore Lucia Del Chiaro. Le spiegai la situazione – racconta Alfredo Di Gino Puccetti – palese, ovvia. Ma gliela spiegai: mio figlio necessivata di interprete Lis per tutte le ore di scuola superiore. Mi rispose in maniera sbrigativa: i soldi non c’erano. Punto. Me ne andai con la netta sensazione di aver appena ricevuto nè più nè meno di un calcio nel di dietro». Un attimo per raccogliere idee e energie, e poi un nuovo tentativo, sempre in estate.
«Chiesi un appuntamento con il sindaco. Mi accolse come nessuno. Mi disse che lui stesso era professore, che comprendeva in pieno, che mio figlio a tutti i costi doveva studiare. Gli spiegai che ero sulla strada buona per ottenere un insegnante di sostegno preparata in Lis che avrebbe coperto 15 ore settimanali, che il Comune di solito nei ‘offriva’ 7, che ne mancavano soltanto 5. Disse che mi avrebbe ricontattato presto per farmi sapere». Passa il tempo, molto tempo. A fine agosto Alfredo chiede un nuovo appuntamento con Tambellini. «Solo in quel momento mi fa sapere che gli dispiace infinitamente ma che non c’è modo». Non è questo che dichiara la Regione Toscana nel documento di «indirizzo per l’integrazione scolastica dei soggetti disabili», che Alfredo ci mostra, in particolare il capitolo che riguarda la lingua dei segni per gli studenti affetti da sordità. Eccolo: «Il personale per la Lis è assegnato dall’amministrazione comunale di residenza – è testualmente riportato nel documento – in conformità a documentate necessità definite dalla Asl e dalla scuola»
Poco spazio a possibili diverse interpretazioni: «Mio figlio ha tutti i documenti Asl e scuola che certificano la sua sordità, dunque non c’è spazio alle solite risposte fornite dai nostri amministratori che tanto si beano di concetti di integrazione finchè restano astratti. Non ci possono rispondere che non ci sono soldi per gli studenti bisognosi di Lis. e non possono continuare a mettere a bilancio solo 20mila euro per i bambini sordi, quando sanno benissimo che non bastano». Ora è tutto nelle mani di un avvocato. E presto in quelle dei giudici del Tar.
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