Sos docenti di sostegno in Sardegna: troppo pochi per i disabili

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SASSARI. Nell’emorragia costante della popolazione scolastica, loro sono gli unici ad aumentare. Più 2% di media all’anno per un totale di circa 6500 studenti diversamente abili: affetti da patologie più o meno gravi, con handicap fisici o mentali, tutti bisognosi di essere accompagnati nel percorso scolastico da un docente di sostegno. Ma il personale qualificato per assistere questi ragazzi non c’é: gli insegnanti specializzati sono appena 2700. Significa che la maggioranza degli studenti disabili è affiancato in aula da insegnanti non qualificati o precari.

La storia si ripete anno dopo anno con numeri che tendono a peggiorare. Perché i corsi di formazione per docenti latitano o hanno numeri ridottissimi: i prossimi due autorizzati dal Ministero dell’Istruzione e organizzati dalle Università di Sassari e Cagliari accoglieranno appena 390 docenti che conseguiranno l’abilitazione al sostegno nella primavera 2020. Significa che anche l’anno prossimo nelle scuole dell’isola non potrà essere garantita ai ragazzi che ne hanno bisogno un’assistenza qualificata. È un’emergenza nazionale, considerato che nel 43,3 per cento delle classi della scuola italiana c’è almeno un alunno con una certificazione di disabilità e la percentuale sale al 46,2 nell’istruzione statale.

I corsi. È il ministero dell’Istruzione a stabilire i numeri dei corsi di specializzazione, tenuti esclusivamente presso le Università. In totale sono 14.224 i posti disponibili distribuiti tra scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado (ex Medie) e secondaria di secondo grado (ex Superiori). In tutta Italia le prove di accesso si svolgeranno il 28 e 29 marzo. I posti assegnati alla Sardegna sono 390: 240 all’Università di Cagliari distribuiti equamente tra i quattro diversi ordini di scuola, e 150 a Sassari, dove invece non sono previsto posti per la scuola dell’infanzia. «Sono pochissimi – accusa Alessandro Cherchi, segretario generale Uil scuola Rua Sassari – il numero è assolutamente inadeguato rispetto alla richiesta: 390 corrisponde al 13% dei contratti annuali che vengono fatti ogni anno scolastico. E stupisce che in alte Regioni con una popolazione studentesca inferiore a quella della Sardegna, per esempio le Marche, siano stati previsti 880 posti. E nel Molise, che ha un quinto degli studenti sardi, c’è spazio per 370 posti. Non è chiaro sulla base di quali criteri vengano fatte queste scelte, di sicuro la nostra Regione continua a essere penalizzata. Se ci fosse stato un confronto, l’avremmo fatto presente, evidenziano l’altissimo numero di docenti precari, circa 3mila, ai quali ogni anno vengono affidati gli studenti bisognosi di sostegno».

Le chiamate. Non c’è una valutazione, una selezione sulla base dei casi specifici. Neppure ai ragazzi più gravi, per i quali la continuità didattica è fondamentale, viene garantita la presenza dello stesso insegnante specializzato durante il percorso scolastico. Vince la casualità nella maggior parte delle situazioni: se va bene avrai il docente titolato ad affrontare nel miglior modo possibile quel tipo di patologia, altrimenti il ragazzo dovrà accontentarsi di un insegnante non specializzato e quasi sempre precario, che viene chiamato a coprire il posto vacante. Spesso si tratta di docenti di terza fascia che in un’aula mettono piede per la prima volta.

La proposta. I corsi di specializzazione devono essere più frequenti e con un numero maggiore di posti. Non solo: la gestione, dice Cherchi della Uil, non può essere affidata solo alle Università. «Deve essere coinvolta la scuola pubblica, dove operano docenti bravissimi nel sostegno che potrebbero contribuire in maniera

efficace alla formazione dei colleghi. Inoltre sarebbe consigliabile una prova nazionale per la selezione, in modo che i partecipanti possano poi scegliere dove fare il corso di specializzazione». Nell’attesa, la certezza è che anche l’anno prossimo dietro la cattedra domineranno i precari.

http://www.lanuovasardegna.it

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