Il primo laboratorio dell’Università dei bambini

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Si è tenuto venerdì mattina il primo incontro del progetto POLIS la città sostenibile, il corso di laurea a misura di bambino promosso dal Polo territoriale di Lecco. I 43 alunni delle classi quinte della scuola primaria C. Battisti di Acquate hanno frequentato il laboratorio “IO con, IO senza. Le fortune che non so di avere”, introdotto da Manuela Grecchi, Prorettore del Polo e condotto da Matteo Polvara e Francesco Errico di TRAMM, associazione che si occupa di arte, eventi e formazione e che vanta anni di attività sul territorio e di progetti svolti con le scuole primarie.

“Non nascondo che ci fosse un po’ di apprensione per questo primo laboratorio.” – ha affermato Silvia Annaratone, ideatrice e coordinatrice del progetto – “Il progetto è infatti del tutto innovativo e non ha eguali né precedenti sia in Italia sia in Europa. E’ stato costruito tenendo in grande considerazione le peculiarità del Polo e del territorio e anche a questo deve la sua originalità. Alla fine questo primo incontro ha superato anche le più rosee aspettative” – ha continuato Silvia Annaratone – “I bambini hanno partecipato, collaborato, si sono incuriositi, hanno commentato e si sono divertiti fino all’ultimo istante e questo è il miglior risultato che potessimo sperare”.

L’incontro ha affrontato il tema delle barriere architettoniche, strettamente correlato alla concezione di città sostenibile. L’obiettivo del laboratorio è stato quello di fare riflettere i bambini sulle criticità delle barriere architettoniche, di fare toccare con mano le difficoltà che le stesse possono recare alle persone con disabilità e di stimolare una riflessione sulle possibili soluzioni da metter in atto. Inizialmente, il tema è stato affrontato da un punto di vista “teorico”. Il Prorettore Manuela Grecchi è stata la prima, fra i docenti, a vestire i panni del Sig. Perché, figura che, con diversi volti e diverse competenze, accompagnerà i bambini nel corso di tutto il progetto. Attraverso immagini fortemente evocative, il Prorettore ha portato i bambini a ricordare le loro esperienze in materia di disabilità: la nonna in carrozzella, un compagno non udente della scuola materna, le paraolimpiadi in televisione. I bambini, armati di bellissime palette colorate da loro stessi costruite, facevano a gara per dire la loro, fare domande e suggerire possibili soluzioni tecnologiche ai problemi di cui loro stessi erano stati occasionali spettatori. “Non è stato un compito così arduo” – ha scherzato il Manuela Grecchi – “quando hai davanti tutti quegli occhi curiosi, risulta davvero facile coinvolgerli”.

Terminata la presentazione e dopo un’allegra merenda, i bambini sono stati affidati alle doti affabulatorie di Matteo Polvara e Francesco Errico che come due pifferai magici hanno saputo condurre le due classi in un laboratorio esperienziale di grande effetto emotivo. L’azione e l’ascolto, il movimento e la riflessione si sono susseguiti senza pause portando i bambini a vivere in prima persona il disagio della disabilità, il bisogno e al tempo stesso la difficoltà di affidarsi all’altro. Hanno provato a correre bendati seguendo semplicemente le indicazioni del loro migliore amico, hanno sperimentato cosa significhi muoversi nello spazio senza sentire i rumori e soprattutto hanno capito quanto sia difficile sia prendersi cura, sia lasciarsi guidare. Attraverso questi esercizi Matteo e Enrico hanno cercato di far capire alle “giovani matricole” quanto sia importante prestare attenzione a ciò che ci circonda e apprezzare quello che abbiamo, quanto sia importante il segnale acustico che annuncia il via libera a un semaforo, e quanto sia bello avere tutti e cinque i sensi che funzionano, o in alternativa, avere qualcuno che si prenda cura di te.

“Desidero ringraziare il Polo di Lecco e tutto lo staff del progetto per averci contattato e dato questa meravigliosa opportunità”. – dichiara Matteo Polvara di TRAMM. “Il laboratorio si è rivelato, come sempre succede quando si lavora con i bambini, sorprendente. È stato stimolante utilizzare il teatro e la recitazione per far sperimentare agli allievi la “privazione” di alcuni sensi. Spero che questo sia stato un modo per aprirsi all’altro, per aprirsi a sé stessi, sfruttando e ampliando le potenzialità che la privazione di un senso può dare”.

Prima di concludere l’incontro i bambini sono stati chiamati all’ultimo rito della giornata: la firma del libretto universitario che ufficializza la frequenza del laboratorio e il “superamento dell’esame”. Al momento della firma gli studenti hanno anche ricevuto un raccoglitore contenete la prima delle nove “dispense” che riceveranno alla fine di ogni laboratorio. Per la dispensa, ogni bambino ha “pagato” 25 POLISoldi, parte della piccola somma ricevuta all’inizio del progetto in cambio di alcuni loro oggetti regalati ad associazioni noprofit.

Le dispense, firmate da Emanuela Bussolati, autrice di una trentina di libri per bambini e creatrice dei libretti e dei POLISoldi, sono in realtà dei racconti brevi, ciascuno ispirato al tema di ogni laboratorio, che i bambini, se vorranno, potranno completare, commentare, illustrare a scuola nei giorni a seguire. “Credo profondamente che alla base di qualsiasi forma di apprendimento ci debba essere una narrazione” – ci ha tenuto a precisare Silvia Annaratone – “soprattutto quando si ha a che fare con dei bambini che attraverso la narrazione assorbono valori e imparano a conoscere sè stessi”.

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