Sentirsi “diversi”
Abbia già definito nella prima parte dell’articolo la sordità un handicap “invisibile”, per cui il sordo è una persona apparentemente normale ma ha un deficit sensoriale, ossia una riduzione o assenza dell’udito: ciò non significa che è diverso dagli altri, anzi, può avere una vita normale come tutti gli altri.
L’alunno sordo, all’interno di una classe di “udenti”, si scontra con una serie di problemi che lo portano a sentirsi “diverso” dai suoi compagni.
La comunicazione con insegnanti e compagni
Innanzitutto, l’alunno sordo segnante come può comunicare con gli insegnanti “udenti” che non conoscono la LIS?
L’alunno sordo ha una grande capacità di avvalersi della lettura labiale ma ciò implica un grande sforzo e concentrazione da parte sua e, di conseguenza, potrebbe essere un grosso problema per il suo apprendimento scolastico.
Lo stesso problema si pone nella relazione dell’alunno sordo con i suoi compagni di classe, i quali, notando la sua “diversità”, tendono ad escluderlo dalla socializzazione scolastica e, di conseguenza, il ragazzo si sente tagliato fuori dal suo gruppo e, quindi, “diverso”.
A questo punto dovrebbe entrare in gioco l’insegnante di sostegno che dovrebbe fungere da tramite tra l’alunno sordo e l’ambiente degli “udenti” (compagni ed insegnanti) ma, ecco, che esce fuori un altro grosso problema: la maggior parte degli insegnanti di sostegno, per non dire tutti, non conosce la LIS, perciò risulta perfettamente inutile per l’alunno sordo segnante in quanto non offre alcun tipo di supporto né dal punto di vista scolastico né tantomeno dal punto di vista umano perché, non conoscendo la LIS, non può relazionarsi in alcun modo con l’alunno per cui il ragazzo si ritrova solo ad affrontare un mondo totalmente diverso dal suo.
Stesso problema si presenta anche negli Atenei italiani: infatti, la maggior parte dei sordi segnanti non si iscrive all’Università perché manca a loro il supporto per poter frequentare i corsi universitari
La LIS a scuola
Dovremmo prender esempio da altri paesi come gli Stati Uniti d’America dove l’ASL (American Sign Language o Lingua dei Segni Americana) viene normalmente insegnata in tutte le scuole e trasportata nella vita quotidiana; i sordi segnanti possono accedere ai vari college americani in quanto possono avvalersi di vari supporti.
La realtà italiana, purtroppo, è molto indietro rispetto a quella americana riguardo l’inclusione dei sordi segnanti nella società.
Da qui nasce l’esigenza di introdurre l’insegnamento della LIS, non solo nelle scuole di specializzazione per gli insegnanti di sostegno, ma anche nelle scuole di ogni grado ed ordine, con lo scopo di favorire una vera e propria inclusione della persona sorda segnante non solo nell’ambito scolastico ma anche nella vita quotidiana di tutti noi “udenti” che dovremmo imparare molto da loro.
Oggi, in Italia, la LIS non è stata ancora ufficialmente riconosciuta a livello nazionale: dal 2015 è in corso l’iter legislativo che, se approvato, porterebbe all’ufficializzazione della LIS e al suo insegnamento nelle scuole primarie e secondarie di 1° grado, garantendo a chiunque pieno accesso all’istruzione e estendendo il modello della scuola.
È stato dimostrato, infatti, che insegnare la LIS a scuola comporta numerosi vantaggi:
- rinforza nel bambino i processi di percezione e memoria visiva
- impone di mantenere il contatto oculare
- favorisce la capacità di concentrazione
- lo rende più propenso all’ascolto attivo.
In conclusione, a mio modesto parere, dovremmo sforzarci di metterci nei panni dei sordi e comprendere i loro ostacoli nella vita quotidiana per poi cercare, assieme a loro, di superarli e favorire la loro integrazione nella società moderna ossia aiutarli, come si dice, a trovare un loro “posto al sole” nel mondo.
a cura del Prof. Avv. Vincenzo Filiberti