Un percorso di 16 mesi, per apprendere i rudimenti della LIS, la Lingua dei segni italiana. La particolarità è che protagonisti del corso sono stati un gruppo di adolescenti di 14-17 anni, a Milano. La proposta è di AMALO Arcenciel, con il sostegno della Fondazione Maurizio Fragiacomo.
La LIS così da linguaggio utilizzato solo da persone sorde è diventata un metodo di comunicazione comune a tutti. In più questa esperienza ha avvicinato i ragazzi a diversi contesti, rafforzando quel senso di solidarietà già presente in loro e “depotenziando” al contrario la sensazione di non essere capito o di non saper fare tipico dell’adolescenza.
«Il progetto si focalizza sull’utilizzo di una comunicazione non verbale alternativa, sviluppando un effetto positivo sulla padronanza del proprio schema corporeo, sulla concentrazione e il potenziamento della memoria, la crescita delle competenze relazionali, cognitive e comportamentali – non soltanto di persone affette da patologie sensoriali, accrescendo percezione e capacità di discriminazione e adattamento a contesti diversi», spiegano i responsabili del progetto. I vantaggi educativi che derivano dal bilinguismo sono tanti: «il pensiero di AMALO è che per l’adolescente sia indispensabile vivere delle esperienze pratiche, perché solo attraverso l’esperienza diretta potrà apprezzare il mondo nelle sue molteplici sfaccettature e diversità».
Al termine del percorso, il 9 giugno, il gruppo dei “giovani lissanti” farà una visita guidata di Villa Necchi Campiglio – una villa storica tutelata dal FAI – insieme ad un gruppo di persone con disabilità sensoriale, favorendo l’avvicinarsi dei giovani all’arte da protagonisti e favorendo lo sviluppo di quella sensibilità che permette di toccare con mano che la differenza non è ostacolo ma arricchimento.