Un numero impressionante di progetti, persone, iniziative per portare in tutte le istituzioni il software che ha maggior valore.
Sabato 5 novembre a Torino, presso Rinascimento Sociale Social Fare, si è svolta la terza conferenza nazionale LibreItalia: tutto esaurito, con soci (e no) da ogni parte d’Italia per ascoltare, confrontarsi, incontrarsi, fare comunità.
La conferenza si è aperta con i saluti da parte del responsabile dei sistemi informativi torinesi, Sandro Golzio, delegato dalla sindaca Appendino non solo a dare il benvenuto a LibreItalia ma anche a confermare la volontà dell’Amministrazione comunale di passare a Linux e LibreOffice su tutte le postazioni dell’Ente. A seguire, un mio intervento finalizzato a raccontare i progetti realizzati, quelli in cantiere e a invitare i presenti e i geograficamente lontani a co-progettare il futuro dell’associazione attraverso uno spazio di confronto, libretalk, messo in programma per la fine della mattina.
Tre milioni risparmiati
Italo Vignoli, fondatore del progetto LibreOffice, e Marina Latini, chairwoman di The Document Foundation, hanno illustrato le novità previste per i prossimi rilasci di LibreOffice per poi lasciare spazio al Generale Camillo Sileo, project manager del progetto di migrazione a LibreOffice della Difesa Italiana che, oltre a spiegare la metodologia attuata per il progetto, ha aggiornato i presenti sullo stato di avanzamento che vede ad oggi oltre dodicimila postazioni con LibreOffice per un risparmio complessivo che sfiora i tre milioni di euro (destinato a salire fino a circa 28 milioni per le circa 120 mila postazioni complessive da migrare entro il 2020).
Molto toccante lo spazio riservato alla inclusione, in particolare per la testimonianza di Dora Pietrafesa e Manuel Muzzurro, dell’Istituto Statale Sordi di Roma, che hanno illustrato la collaborazione tra LibreItalia e l’Istituto finalizzata alla migrazione a software libero dell’Ente oltre che alla prossima realizzazione di materiali didattici accessibili a persone sorde. A questo intervento sono seguiti cinque minuti di silenzio assoluto durante i quali è stato mostrato il video, preparato dall’Istituto, durante il quale si è spiegata in Lingua dei Segni Italiana (LIS) con sottotitoli in italiano l’importanza di questa collaborazione attivata all’inizio del 2016 anno.
Per chiarire il valore del software libero e l’attenzione che si può riservare alle specificità locali, Alessandro Mocellin ha presentato il progetto LibreOffice in veneto, ovvero la traduzione in lingua locale del software.
Dopo un momento conviviale che ha visto tutti i partecipanti condividere il momento del pranzo, conoscersi e scambiarsi opinioni e idee, il pomeriggio ha visto l’organizzazione di un hackaton Libreoffice, condotto da Jan Iversen di The Document Foundation e finalizzato a costituire una squadra italiana di sviluppatori volontari, e un momento interamente dedicato all’esperienza Crescere a pane e software libero organizzata da LibreItalia in diverse scuole italiane.
Pane e software libero
In questa sessione si sono alternati negli interventi diversi soci volontari che hanno raccontato la loro esperienza come formatori e tecnici, al fine di dimostrare come anche nella scuola sia possibile migrare un laboratorio di informatica senza grandi traumi oltre che portare i valori della condivisione, della collaborazione e quindi della solidarietà attraverso il software libero. Per crescere i ragazzi in modo sano, per dare loro la possibilità di essere liberi e di scegliere, per far riscoprire il senso critico e il gusto di capire come funzionano le cose prima ancora di usarle. Questo è il crescere a pane e software libero, che LibreItalia ha raccolto anche in una pubblicazione, presentata a Perugia l’11 novembre e presto disponibile presto anche in formato ebook.
I filmati di numerosi momenti della conferenza sono disponibili tramite la pagina Facebook di LibreItalia.
Come ogni anno la conferenza – riassunta in uno Storify – si è chiusa con una foto di gruppo e con la promessa di tenersi uniti, perché solo attraverso il gioco di squadra si riesce a fare quanto LibreItalia ha fatto in soli due anni di attività.