Il 7 ottobre a Torino la prima piattaforma di comunicazione per la comunità sorda festeggia 10 anni con un evento presso la Sala Viglione del Consiglio regionale Piemonte. Il Servizio Comunic@ENS dell’Ente Nazionale Sordi è un centralino che consente di mettere in comunicazione persone sorde e udenti attraverso operatori specializzati e nuove tecnologie.
“Nato nel 2012 in Piemonte grazie alla collaborazione tra Consiglio Regionale ENS Piemonte e la Regione e lo sviluppo tecnico dell’azienda 3punto6, – spiega il Presidente ENS Piemonte Serafino Timeo – questo progetto tecnologico innovativo è diventato oggi una realtà consolidata su tutto il territorio nazionale che conta circa 2,5 milioni di interazioni all’anno”.
Il Comunic@ENS abbatte le barriere della comunicazione grazie a una serie di canali e al lavoro degli operatori, che “prestano” la loro voce permettendo alle persone sorde di chiamare ovunque e a chiunque e alle persone udenti – come la Centrale di Risposta Nazionale della Croce Rossa Italiana che dal 2020 ha integrato una sezione dedicata alle persone sorde – di comunicare con loro in modo semplice, risolutivo e veloce.
Alle linee di contatto testuali come il servizio di messaggistica istantanea Telegram, Email, Chat e SMS, quest’anno il Comunic@ENS ha aggiunto al suo ventaglio di possibilità comunicative anche le video chat LIS; con
questo nuovo canale, disponibile sia su APP sia sul sito da qualunque browser e device connesso ad internet, la persona sorda può videochiamare un operatore esperto in Lingua dei Segni Italiana, che a sua volta telefonerà all’udente e farà da interprete in tempo reale tra videochat e telefonata.
“Oggi festeggiamo i 10 anni – ha commentato il Presidente Nazionale ENS Angelo Raffaele Cagnazzo – di un servizio che garantisce alle persone sorde l’accessibilità, che non è una semplice questione tecnica ma un diritto non derogabile e condizione necessaria per il pieno esercizio di tutti gli altri diritti. Grazie al Comunic@ENS, infatti, i Sordi vedono riconosciuto il loro diritto ad avere una comunicazione autonoma, completa ed efficace, ad esempio con il proprio medico, le forze dell’ordine o con un familiare, esprimendosi nella propria lingua madre. Si tratta a tutti gli effetti di un servizio essenziale che meriterebbe di entrare nei LEA”.
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