Nel corso della storia le persone sorde sono state sistematicamente emarginate.
Anticamente venivano considerate inabili a qualsiasi attività in quanto le si riteneva prive dell’udito e della parola. La legislazione romana, per esempio, gli negava dalla nascita il diritto di firmare un testamento, ritenendole incapaci di comprendere e quindi impossibilitate a imparare a leggere e a scrivere. Nell’opera Contro Giuliano Agostino d’Ippona arrivava a dubitare che le persone afflitte da sordità potessero accedere alla salvezza del Vangelo: «Questo ultimo difetto può addirittura impedire la fede».
Diversi secoli prima, Aristotele aveva sostenuto che le persone non udenti dalla nascita erano sprovviste d’idee morali e della capacità di pensare in forma astratta, e per questo motivo, pur non essendo realmente mute, non potevano parlare: «Gli uomini poi che sono sordi dalla nascita sono sempre anche muti: possono emettere sì suoni vocali, ma non articolare un linguaggio».
Inés Antón Dayas
27 settembre 2023
Redazione Storicang