Centro storico di Urbino: patrimonio mondiale Unesco.
Pesaro: città della Musica Unesco.
Fabriano: città creativa Unesco.
Fermo: “Learning City” Unesco. Ma ora si auspica la creazione di una rete di coordinamento regionale tra città Unesco prima e nazionale poi tra le tre “città educative” – Fermo, Torino e Palermo; il tutto tenendo conto delle specificità e peculiarità di ciascuna.
Apprendimento inclusivo nel sistema educativo formale e informale, rivitalizzazione dell’apprendimento nelle famiglie e nelle comunità, apprendimento efficace per e nel mondo del lavoro, uso diffuso delle moderne tecnologie di apprendimento, qualità ed eccellenza nell’istruzione e apprendimento permanente lungo tutto l’arco della vita.
Questi sono solo alcuni tra i valori fondanti una Learning City Unesco e Fermhamente, il festival della scienza di Fermo che detti obiettivi Unesco sposa, ieri, giovedì 17 ottobre presso l’Aula Magna dell’Istituto superiore San Domenico ha voluto aprire i battenti proprio con una tavola rotonda dal tema “Il contributo delle Learning City all’immagine dell’Italia nel mondo”. Protagonisti dell’incontro moderato dal prof. Nofri, coordinatore del comitato scientifico di Fermo Learning City Unesco, il direttore scientifico del festival Andrea Capozucca, l’architetto Turi per Torino Learning City, il prof. Angelini per Palermo, l’onorevole Giorgia Latini, vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione in Parlamento, l’assessore alla cultura fermano Trasatti nonché le delegazioni delle altre città marchigiane titolari del riconoscimento Unesco.
Fermo “città dell’apprendimento” molto si sta adoperando per raggiungere equità e inclusione. Prima città italiana “Deaf friendly” – pertanto facilmente accessibile a cittadini, studenti e visitatori sordi – Fermo sta costituendo infatti insieme con Porto San Giorgio un partenariato che vedrà la partecipazione dell’Istituto San Domenico, della Rai di Torino, del Sistema Museo di Fermo, del Distretto Turistico del Fermano, senza tralasciare “Cultura e Salute”, il progetto promosso dagli ambiti territoriali sociali per il coinvolgimento in un ampio circuito di apprendimento delle fasce sociali più deboli e svantaggiate e “Insieme possiamo”, progetto fresco di presentazione volto a trasformare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile in altrettante attività didattiche all’interno del sistema scolastico. Infatti, solo innalzando la cultura a colonna di welfare (al pari di sanità e previdenza sociale), solo – come giustamente sostiene l’assessore Trasatti – aumentando le occasioni di crescita culturale sarà possibile accrescere la qualità della vita di ciascun singolo individuo.
Soli tuttavia non è possibile. Creare reti, darsi una connessione, agire sinergicamente, pensare insieme a delle strategie di promozione, contaminarsi con scambi di idee e di iniziative, e, non ultimo, attivare delle buone pratiche per sviluppare una certa consapevolezza nei cittadini: questa la chiave del successo; questo quanto emerso dal confronto del pomeriggio di ieri che speriamo si traduca in realtà.
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