Pomaq, il polo museale dell’Ateneo aquilano con la sua prima sezione di archeologia è una realtà. La sezione, ospitata in un allestimento curato nei minimi dettagli al terzo piano di Scienze Umane, è frutto di un accordo sottoscritto tra il dipartimento e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città dell’Aquila e i comuni del cratere.
I reperti presenti provengono dalle campagne di scavo che hanno affiancato i corsi di archeologia medievale dell’ateneo e che ripercorrono la storia del territorio abbracciando le principali tappe insediative, dalla caduta dell’impero romano alla nascita dell’Aquila passando per la storia dei numerosi borghi sorti nella vallata amiternino-forconese. << Un luogo di incontro e cultura in cui tutti i cittadini potranno conoscere la storia del territorio e mescolarsi con i nostri studenti – così la rettrice Paola Inverardi – perché le esposizioni saranno sempre aperte. Volevamo valorizzare le cose che abbiamo, sia dal punto di vista dei reperti archeologici e storici ma anche la componente scientifica a nostra disposizione >>.
Per la Soprintendente, l’architetto Alessandra Vittorini, si tratta di un percorso condiviso che ha molto appassionato. << L’apertura alla città di questo spazio – ha detto – è un ingrediente nuovo. L’archeologia si è rivelata fondamentale nella ricostruzione perché in tutto il lavoro che si sta facendo da anni nel territorio aquilano questo aspetto raccoglie curiosità, attenzione e interesse scientifico. Archeologia è anche studiare le stratificazioni edilizie, cercare sotto le macerie>>. L’Aquila, del resto, aspetta anche il museo civico archeologico a Santa Maria dei Raccomandati. Per l’archeologo medievale, il professor Fabio Redi, nel polo ci sono venti anni di lavoro, quello venuto fuori dagli scavi mirati ad evidenziare le potenzialità storiche e archeologiche del territorio. Sono tante le ricchezze contenute nello spazio espositivo che è attento anche alle persone con disabilità con percorsi e riproduzioni specifiche per non vedenti e non udenti, tutti i pannelli sono tradotti in braille e nella lingua dei segni.
Si potrà ammirare il plastico che mette in evidenza lo scavo nelle Pieve di San Paolo di Barete oppure ceramiche, oggetti di uso quotidiano o armi. In una parete c’è, tra l’altro, l’unica riproduzione di una carta trovata in una biblioteca di Amsterdam ed acquistata: è L’Aquila del 1600 di alta risoluzione, fatta con acquarello su pergamena, come ha spiegato l’archeologo Alfonso Forgione. La prima sezione è soltanto un tassello di un progetto più ampio: arriveranno le collezioni di calcolo applicato, di scienze ambientali con il giardino alpino di Campo Imperatore a Coppito 1, degli strumenti di misura per grandezze fisiche, la collezione D’Arcangelo, quella di strumenti per scienze biologiche e biotecnologiche e infine quella che riguarda scienze e tecnologia per l’ingegneria che andrà a Roio.
Tre collezioni troveranno collocazione in centro, a Palazzo Ciavoli Coltelli mentre la collezione D’Arcangelo, come ha spiegato la responsabile del polo, la professoressa Giovanna Millevolte durante il convegno che ha anticipato l’inaugurazione, andrà a Palazzo Camponeschi. L’assessore alla cultura del Comune Sabrina Di Cosimo ha benedetto l’iniziativa che rappresenta di certo una ulteriore offerta culturale in città, a disposizione e patrimonio di tutti