Il Museo Benozzo Gozzoli, l’arte di includere

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Il museo Benozzo Gozzoli va visto. È un punto di riferimento dell’inclusione e dell’accessibilità per tutti. A Castelfiorentino, a un’oretta da Firenze. È nato per ospitare gli affreschi staccati dai due maestosi tabernacoli viari del pittore fiorentino Benozzo Gozzoli e ne svelo qui alcuni segreti.

Serena Nocentini, direttrice e responsabile scientifica del museo, lo presenta così:

«Il BeGo, Museo Benozzo Gozzoli, è il piccolo e moderno museo del comune di Castelfiorentino. Inaugurato nella sua nuova sede nel 2009, è stato concepito rispettando i criteri di accessibilità nella sua più ampia accezione, sia in termini di disabilità motorie e sensoriali, sia in termini di accessibilità culturale. Credendo cioè fin da subito di dover essere un museo al servizio della società e del suo sviluppo. Cercando di accogliere le varie esigenze dei nostri ospiti».

Un esempio?

«Abbiamo puntato a spiegare con un linguaggio chiaro il processo di realizzazione di un affresco. Ma soprattutto quello dello stacco: un delicato intervento reso necessario sulle opere negli anni ’60 del secolo scorso per motivi conservativi, che agisce staccando esclusivamente il velo d’intonaco sopra le pareti, dove sono assorbiti i colori. L’abbiamo preferito all’incaponirci su improbabili e noiose attribuzioni stilistiche delle opere che danno lustro ai nostri ambienti ma che possono allontanare il grande pubblico!».

Una scelta coraggiosa, altre iniziative?

«Nel 2013 è partito il progetto per rendere l’intera

Mani che toccano l'immagine. Inclusione per chi non vede.

Mani che toccano l’immagine. Inclusione per chi non vede.

collezione museale con le relative attività educative fruibili a non vedenti e a ipovedenti. Un percorso inclusivo da essere regolarmente utilizzato da tutti i nostri ospiti, bambini e adulti.  Nel 2014 si è dato avvio a un progetto rivolto alle persone anziane che vivono con la demenza e a chi se ne prende cura. Nel 2017 è partito Museo for all, progetto triennale grazie al quale abbiamo ampliato la nostra offerta con una audio-video guida, anch’essa prodotta in un’ottica inclusiva, accessibile a persone sorde, segnanti e non, e udenti. Il video contiene una spiegazione in lingua italiana dei segni, i sottotitoli e una voce narrante in italiano per persone cieche e normodotate. Nell’ambito di questo progetto si è potuto aderire al progetto nazionale Museo per tutti, dove le persone con disabilità intellettiva e disturbi dello spettro autistico, adulti e bambini, possono visitare il museo grazie al nostro personale formato e alla guida delle opere del Gozzoli scritta nel linguaggio facilitato Easy to read.  Spiegazioni e approfondimenti anche sui nostri preziosi collaboratori e sponsor sul sito: www.museobenozzogozzoli.it».

Futuro?

«Una grande novità che possiamo solo anticipare… In questo in questo secondo anno del progetto Museo for all intendiamo rafforzare il dialogo con le esigenze della comunità. Il potenziamento dell’accessibilità proseguirà sul patrimonio storico-artistico e paesaggistico del nostro territorio. Proveremo a lavorare anche sul tracciato di fondovalle dell’antica Via francigena, che parte dal museo e raggiunge la cappellina viaria dove si trovavano in origine gli affreschi del tabernacolo della Madonna della tosse del Gozzoli e dove, ancora oggi, si possono ammirare le sinopie, i disegni preparatori dell’affresco che il pittore eseguiva con un pigmento rossastro (originario della città di Sinope, da cui il nome). Per questi percorsi sarà sviluppata una app, ovviamente nell’ottica dell’accessibilità e dell’inclusività! Una sfida museologica, perché definisce il ruolo sociale del museo come struttura accessibile e partecipata. E una sfida museografica, in quanto costringe a ripensare nuove forme di allestimento e di comunicazione».

Il vostro segreto?

«La creazione del Dipartimento dei servizi educativi, dove operano Stefania Bertini e Alice Vignoli, educatrici museali che si sono formate per acquisire professionalità idonee a progettare e svolgere visite e attività educative a più livelli e per i vari tipi di pubblico».

Sarebbe a dire?

«Siamo Stefania Bertini e Alice Vignoli e, benché il nostro lavoro si inquadri principalmente all’interno dei servizi educativi, ci occupiamo con entusiasmo

Attività per persone con disabilità intellettiva.

Attività per persone con disabilità intellettiva.

dell’accoglienza. Ci piace occuparci delle persone e pensare al museo come luogo per la relazione della persona con il patrimonio e il territorio. Intendiamo facilitare questo tipo di incontro rendendolo un’esperienza accessibile e questo significa conoscere le esigenze dei pubblici. Bisogna arricchire conoscenze e competenze con la formazione continua e l’esperienza sul campo. Per esempio, nel nostro lavoro con le persone con Alzheimer abbiamo coinvolto i caregiver professionali e familiari. Ci ha aiutato a sviluppare metodi migliori di interazione con quanto esposto. E ci ha dato l’opportunità di fornire ai caregiver un luogo diverso da quello quotidiano in cui stare meglio insieme alla persona anziana».

Siete un modello replicabile?

«Abbiamo l’obiettivo di avviare riflessioni diffuse sul tema dell’accessibilità al patrimonio artistico, promuovendo la replicabilità dei percorsi tramite azioni di sensibilizzazione e di diffusione delle linee guida adottate. Siamo convinti che non esistano soluzioni univoche e standardizzate applicabili ad ogni contesto museale, ma la nostra esperienza dimostra che un piccolo museo può essere luogo privilegiato per la sperimentazione e la disseminazione di buone pratiche».

Io penso che la vera novità di questo museo per tutti sia quella di stabilire un rapporto saldo con il territorio, sul quale estende il proprio ruolo e dal quale attinge per rigenerarsi continuamente. E in questo processo le persone con disabilità diventano parte attiva. Perché le persone sono vive, non concetti astratti su cui discutere.

 

http://invisibili.corriere.it

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