L’arte a Milano si fa accessibile grazie alla Lis

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Da Caravaggio a Keith Haring, da Kandinskij a Toulouse-Lautrec. La storia si fa strada dentro i luoghi della cultura milanesi per accogliere i turisti e gli appassionati e per mostrare gli infiniti percorsi dell’arte, dalla più classica a quella moderna e contemporanea.

17 LUGLIO 2017 | di

Un tesoro universale che si fa scoprire di evento in evento con formule nuove e innovative ma non sempre accessibili a tutti. Perché se è vero che all’interno dei musei del capoluogo lombardo le carrozzine hanno libero accesso quasi ovunque,  non si può certo dire lo stesso per le disabilità sensoriali. Per le persone sorde o cieche gli spazi culturali restano a volte ancora blindati, privi di qualunque possibile soluzioni che permetta loro la fruizione degli eventi proposti e delle opere d’arte in esposizione. 

Ed è in queste circostanze che spesso subentrano il terzo settore, le realtà associative, gli enti privati che più del settore pubblico riescono ad immaginare interventi mirati, semplici e anche economici con cui rendere la vita delle persone disabili più semplice e aggiungere valore alle strutture. 

L’associazione Umane AlterAzioni è tra le più nuove del tessuto milanese. Nata nel febbraio 2017 si è posta subito l’obiettivo di favorire la valorizzazione e la diffusioni di politiche di inclusione sociale attraverso la promozione di attività formative, artistiche e culturali che spingano al dialogo e all’interazione. Come i MusicaReading al Buio, un ciclo di incontri di lettura e musica dedicato a un grande classico del pensiero e della letteratura pensato per accompagnare il pubblico all’interno della dimensione percettiva che vivono le persone cieche. O come il nuovo appuntamento, che durerà fino all’autunno inoltrato, e che condurrà i visitatori all’interno delle mostre attualmente in esposizione di Milano con un percorso in Lis. 

Il progetto Segni d’Arte, nato con il contributo del Pio Istituto dei Sordi, si propone quindi di rendere la cultura e l’arte più accessibili. E non solo: perché lo scopo è anche quello di dare piena dignità ad una lingua, la Lingua dei Segni Italiana, scelta da molte persone sorde come veicolo principale della loro interazione e comunicazione con il mondo. Un sabato mattina al mese, da aprile a dicembre, una guida sorda madrelingua Lis accompagnerà i partecipanti all’interno di un percorso ricco di spunti e suggestioni, tra quadri e colori.

E’ proprio durante un sabato mattina che incontriamo il gruppo di Umane AlterAzioni: 8 persone, poche alla volta, per garantire massima visibilità e fruizione a tutti. Tra loro studenti di Lis e persone sorde. Un gruppo “silenzioso” e vivace: non li capisci, ma li osservi sorridere mentre interagiscono con le dita. L’appuntamento è per la mostra di Kandinskij al Mudec di via Tortona. 

«Milano è una città in cui il terzo settore fa già tanto. – afferma il presidente dell’associazione Giuseppe Ferraro – Noi ci siamo inseriti in questo contesto per cercare di portare maggiormente all’esterno alcune iniziative che altrimenti resterebbero troppo chiuse».

La mostra di Kandinskij è ricca di suggestioni sonore, oltre che visive, che la guida deve riuscire a rendere in Lis. Un’impresa certo non semplice ma che per Martina, la guida che ci accompagna all’interno delle sale del museo, rappresenta una sfida stimolante. Le mani disegnano nell’aria i segni di una lingua a te sconosciuta, ma che ti trascina dentro un mondo inesplorato e che riempie l’ambiente intorno al semicerchio di persone ferme di fronte alle opere. Sono le espressioni del viso e del corpo che ti lasciano intuire i messaggi che in quel momento cerca di comunicare, trasmettendoti tutta la passione e l’entusiasmo per un lavoro che Martina ha costruito con impegno e fatica:

«Mi piace far scoprire alle persone l’arte e le sue infinite prospettive. Penso che anche grazie all’arte le persone possano capire meglio la vita e che le due cose sono spesso collegate: c’è del bello fuori così come dentro i musei». Martina si è appassionata al lavoro grazie ad un corso specifico di didattica museale, «ma è una professione difficile soprattutto a causa della burocrazia. Il nostro è un percorso lento e difficile. Eppure avremmo bisogno di aiutare i sordi favorendo l’accessibilità anche nei luoghi di cultura». 

Le più moderne tecnologie già consentirebbero un’inclusione nettamente maggiore. Spiega Ferraro che «basterebbe pensare ad un sistema di video-guide su tablet come esistono già oggi le audio-guide. Ma molti musei pensano ancora che ad esempio per le mostre temporanee l’investimento non valga la pena». 

Allora occorre ancora lavorare tanto sulla sensibilizzazione. Intanto a Milano, fino a dicembre, i musei saranno un po’ più accessibili. E chissà che dall’esperienza di una piccola associazione non possano nascere realmente spunti di riflessione nuovi. 

http://invisibili.corriere.it/

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