Al Piccolo Eliseo, da domani lo spettacolo tratto dal testo di Nina Raine
di RODOLFO DI GIAMMARCO
Viene subito da pensare al titolo – e all’analoga drammatizzazione dei rapporti e dei linguaggi tra non udenti e udenti – di una ben nota commedia americana del 1978, Figli di un Dio minore di Mark Medoff (che ebbe una ancor più conosciuta chiave di lettura cinematografica nel 1986 con interpreti William Hurt e l’Oscar Marlee Matlin), commedia assurta solo l’anno scorso a spettacolo italiano con regia di Marco Mattolini, viene da fare naturalmente questa associazione ora che s’annuncia al Piccolo Eliseo, da domani, un testo “politicamente scorretto” sull’identico tema, Tribes della britannica Nina Raine.
Una storia, quella di Tribes , fondata, all’interno di una famiglia contemporanea normodotata di origine ebraiche, sugli equilibri e sugli squilibri dovuti alla presenza di un figlio sordo dalla nascita, un figlio che sempre più si allontana dalla logica del proprio nucleo udente man mano che si sviluppa un suo rapporto umano profondo con una ragazza nata da genitori sordi, destinata a perdere progressivamente l’udito, depositaria della lingua dei segni.
A questo lavoro di idiosincrasie, di alterazioni comunicative , di feroci e tragicomici confronti tra codici verbali privi di autoascolto e facoltà espressive tradotte solo in alfabeto dei segni, ha dato concretezza una compagnia molto affiatata e ben eterogenea rispondente al disegno della regista Elena Sbardella.
I due capifamiglia della tribù in possesso di tutti i sensi, entrambi inclini allo screzio, al cinismo e all’omogeneità (a costo di negare ogni diversità) sono interpretati da Stefano Santospago e Ludovica Modugno, i due figli in regola con la parola detta e ascoltata sono Barbara Giordano e Luchino Giordana, e nei panni del figlio mai udente Billy è un attore realmente sordo, Federico D’Andrea, che parla in modo leggero e particolare . Completa il cast il personaggio giovane di un’altra tribù, quella dei non udenti ufficiali, Alice Spisa,
che sta per perdere l’udito, e che diventa la partner perfetta di Billy.
Fa effetto, leggere nella locandina della messinscena italiana prodotta da Artisti Riuniti, la dicitura “spettacolo in italiano con sopratitoli”, avvertenza che si spiega con il bisogno di venir incontro, oltre che al pubblico generico, anche a quello dei non udenti. E tutto, così, sembra predisposto a garantire che Tribes vada incontro a speculari punti di ascolto, e di non ascolto.