Il primo marzo è stato presentato il terzo Manifesto sui diritti delle Donne con disabilità a cura dell’European Disability Forum (forum europeo sulla disabilità). Per l’occasione si è tenuto un incontro a cui hanno partecipato donne europee con diverse disabilità impegnate in vari gradi nell’attivismo e nella politica dei propri paesi e in quella comunitaria.
Cos’è l’European Disability Forum (EDF)
Nata nel 1996, è un’organizzazione ombrello che riunisce persone con disabilità e associazioni che se ne occupano. Porta avanti attività di advocacy all’interno delle istituzioni dell’Unione Europea, affinché i diritti e gli interessi dei 100 milioni di cittadini con disabilità vengano rispettati e presi in carico dalla politica.
La campagna più importante dell’anno, in vista delle Elezioni europee 2024, è quella per garantire la partecipazione delle persone con disabilità, specialmente donne, alla vita politica. Garantirne prima di tutto il diritto di voto, ma anche la partecipazione attiva attraverso la propria candidatura in prima persona.
L’incontro per il lancio del Manifesto sui diritti delle Donne con disabilità
In apertura di incontro Catherine Naughton, direttrice dell’EDF, ricorda che tra i 100 milioni di cittadini con disabilità della UE il 60% sono donne. Da qui l’esigenza di trattare la loro condizione in maniera specifica, con la consapevolezza delle discriminazioni multiple subite da queste persone e la loro sottorappresentazione politica. Ogni volta che una donna disabile viene eletta contribuisce a correggere le percezioni errate sulla disabilità, aiuta a scardinare stereotipi e pregiudizi e fa bene alla società nella sua interezza.
Viene portato come esempio il caso nazionale della Moldavia, dove dal 2017 vengono promosse attività di inclusione politica che hanno portato all’elezione di diverse donne con disabilità nelle istituzioni locali. Nonostante queste conquiste, i seggi elettorali accessibili in Moldavia sono meno dell’1%. Considerando che si vota nelle scuole è chiaro come il problema sia molto più grande del semplice diritto di voto reso difficoltoso o negato, ma sia lo stesso diritto allo studio messo in discussione per gli studenti con disabilità.
Dall’Irlanda a prendere la parola è Tamara Byrne, attivista e membro della sezione giovani dell’EDF. Il suo intervento vuole puntare un faro sulle discriminazioni specifiche vissute da chi ha una disabilità di tipo intellettivo: “ci trattano come bambini”, lamenta, “mentre l’unica cosa che vogliamo è essere trattati come ogni altro membro della società e dare il nostro contributo”. Il suggerimento per coinvolgere le persone con disabilità intellettive nella vita pubblica è di adattare le informazioni e renderle accessibili in una forma semplificata, una pratica che si sta diffondendo ma che resta ancora minoritaria rispetto ad altri tipi di traduzioni accessibili.
In rappresentanza delle persone autistiche Sara Rocha, fondatrice della prima associazione portoghese per persone autistiche e impegnata a livello europeo negli stessi temi. Il suo intervento evidenzia tre punti fondamentali su cui l’Unione Europea deve ancora fare tanto per garantire pari dignità e diritti alle donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi ed educazione sessuale; violenza istituzionale; aumento delle persone autistiche e disabili negli spazi pubblici.
I diritti riproduttivi vengono citati spesso durante l’incontro visto l’impegno dell’European Disability Forum per rendere illegale su tutto il territorio europeo la sterilizzazione forzata delle donne disabili. Nonostante venga considerata una grave violazione dei diritti umani da parte delle organizzazioni internazionali, la pratica è sotto il controllo legislativo dei singoli stati che la applicano in modi diversi: in Italia è formalmente illegale ma la legge prevede diverse eccezioni, inclusa la possibilità che siano i genitori a scegliere per la persona con disabilità. Il Forum si batte da anni contro questa barbarie di cui poche persone sono a conoscenza.
A chiudere l’incontro è Mary Collins dell’European Women’s Lobby. Collins invita tutte le associazioni femministe ad includere le donne disabili nella loro lotta, perché solo insieme si può essere abbastanza forti da affrontare le tante battaglie che il femminismo si trova a combattere fuori e dentro le istituzioni: il riconoscimento del consenso come discrimine tra ciò che è stupro e ciò che non lo è; il lavoro povero delle donne (e ancor di più delle donne con disabilità); le guerre come estrema rappresentazione del potere patriarcale.
Su quest’ultimo punto Collins annuncia in anteprima l’intenzione di organizzare un Summit europeo sulla pace per discutere di come la guerra sia intrecciata a una visione del mondo a cui il femminismo si oppone e cosa si può fare per costruire un’alternativa.
Il terzo Manifesto sui diritti delle Donne con disabilità
Il Manifesto è stato redatto dopo consultazioni con le associazioni e un sondaggio tra le cittadine europee. Quest’ultimo ha mostrato ancora una volta come la maggioranza delle donne con disabilità ha subito una qualche forma di violenza dalla discriminazione abilista allo stupro. Altro dato preoccupante è quello della partecipazione civica e politica: meno della metà delle intervistate è mai stata impegnata in una qualche forma di partecipazione sociale. Tra le cause, la maggior parte delle partecipanti ha indicato le barriere d’accesso (non solo architettoniche) ai luoghi dell’attivismo.
Il testo si divide in quattro parti: ciò che si è ottenuto nei dieci anni trascorsi tra il secondo e il terzo Manifesto, l’empowerment, la leadership, il futuro. Si prende atto di come la situazione sia migliorata in tema di rappresentazione e diritti pur rimanendo ancora molto lontana dagli obiettivi, soprattutto alla luce degli eventi degli ultimi anni tra pandemia, crisi economica e guerre.
La sezione sull’empowerment tratta le discriminazioni, i problemi di accessibilità, il diritto alla vita indipendente e di comunità, l’educazione inclusiva e il diritto alla salute. Quella sulla leadership evidenzia l’importanza dell’autodeterminazione delle donne con disabilità in ogni campo: dalle scelte autonome sul proprio corpo alla partecipazione politica.
Le prospettive future e le elezioni europee 2024
Il Manifesto si rivolge direttamente ai movimenti femministi:
Ogni donna e ragazza con disabilità deve essere trattata e accettata con la dignità e il rispetto umani che merita. Chiediamo un futuro in cui le diverse esperienze di tutte le donne e ragazze con disabilità arricchiscano le nostre società. Chiediamo a tutti i movimenti femministi di rafforzare le loro azioni accogliendo le diverse esperienze delle donne con disabilità. Un futuro in cui lavoriamo insieme per garantire che tutte le donne e ragazze con disabilità vivano in pace, in un mondo giusto dove sono al sicuro e protette.
In vista delle elezioni europee 2024 si chiede alle istituzioni europee e ai governi nazionali:
- La piena partecipazione delle donne con disabilità come elettrici e candidate per tutte le elezioni.
- Inclusione significativa e leadership nel processo decisionale.
- Aumento della visibilità e consapevolezza delle donne e ragazze con disabilità.
- Azioni mirate concrete per ridurre il livello di povertà affrontato dalle donne con disabilità.
- Adozione della Direttiva UE sulla lotta alla violenza contro le donne e la fine della sterilizzazione forzata.
- Finanziamento di organizzazioni e progetti che sostengono l’empowerment, la leadership e il miglioramento dei diritti delle donne e ragazze con disabilità.
L’incontro di presentazione del Manifesto ha mostrato come le donne con disabilità possono essere una risorsa preziosa per la società. Non grazie alla loro disabilità e nemmeno nonostante, ma semplicemente con. Con una delle tante caratteristiche che ci rendono le persone che siamo, con punti di forza, con difficoltà. Difficoltà che possono essere superate con il giusto supporto individuale e della società tutta.
Alle persone senza disabilità piace pensare di essere indipendenti, di non aver bisogno di alcun aiuto, ma la verità è che siamo tutti interdipendenti, l’unica differenza è che sono stati loro a progettare il mondo a propria misura. Il minimo che si può fare adesso è riprendere le misure.
A questo link trovi il Manifesto sui diritti delle Donne con disabilità (anche in italiano).
Redazione Ultima voce
di Sara Pierri