Tanzania, ecco “Italian Delight”, il panificio italiano che nel paese africano dà lavoro a ragazzi disabili

Il progetto di inclusione sociale a Iringa, realizzato dai membri della Comunità di don Oreste Benzi. Pane, dolci, pasta fresca, pizza, focacce e biscotti

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ROMA Si tratta di un progetto di inclusione sociale, realizzato dai membri della Comunità di don Oreste Benzi nello Stato africano, che mira anche a supportare la realtà locale e a sensibilizzare sul tema della disabilità: “Qui è vista ancora come una maledizione divina”.

Pane e dolci, ma anche pasta fresca, come tagliatelle e tortellini, pizza, focacce e biscotti: a Iringa, in Tanzania, nel cuore dell’Africa, ha aperto “Italian Delights”, un panificio artigianale dai sapori rigorosamente Made in Italy, in cui lavorano alcuni dei ragazzi disabili che la Comunità Papa Giovanni XXIII accoglie nelle sue realtà della zona e che ha coinvolto in questo progetto.

La disabilità è un disonore, un fardello. L’intuizione è di Massimiliano Macri, missionario della Comunità fondata alla fine degli anni ’60 da don Oreste Benzi, che sette anni fa è approdato in Tanzania per occuparsi di alcune delle realtà di accoglienza dell’Organizzazione, lavorando soprattutto al fianco dei più fragili per rimuovere i pregiudizi che qui ancora pesano sulle persone con disabilità. In Tanzania, infatti, le persone disabili sono considerate un disonore, un fardello; non ci sono scuole o strutture pensate per le loro esigenze, non ricevono alcun tipo di supporto da parte dello Stato, men che meno assistenza economica; tutto grava sulle famiglie d’origine, che nella maggior parte dei casi non riescono a provvedere a loro. E questi ragazzi quindi si trovano soli e abbandonati da tutti; trascorrono le giornate, nella migliore delle ipotesi, seduti su una sedia e nascosti in casa.

Come nasce il progetto. Il progetto del panificio, a livello embrionale, nacque all’inizio del 2018 quando Massimiliano, contando sulle proprie capacità culinarie, diede vita a un piccolo laboratorio di panificazione artigianale sul retro della sua casa, a Iringa, preparando prodotti da forno e mettendoli in vendita per supportare le azioni e le iniziative che la Comunità portava avanti in Tanzania. I prodotti erano buoni e tutti iniziarono ad andarne ghiotti. Ecco perché, nel giro di pochi anni, mattone dopo mattone e grazie al supporto della Comunità e dei suoi sostenitori, è stato possibile dar vita a un vero e proprio panificio, acquisendo uno spazio molto più grande con tanto di bancone, frigorifero, impastatrice e… un vero e proprio forno a legna, perfetto per cuocere non solo le pizze e le focacce, ma anche i piatti tipici della tradizione italiana, come le lasagne o la parmigiana di melanzane, molto apprezzati ormai anche dalla popolazione di Iringa.

L’arrivo di Issa e Adija. Ad aiutare nel neonato locale dalle vetrine colorate e piene di dolci sono arrivati Issa e Adija – sordomuto dalla nascita lui, con un ritardo mentale e dei disturbi psichiatrici lei – entrambi ospiti della Casa Famiglia della Comunità, che ogni giorno si danno da fare dietro al banco o in cucina, preparando biscotti, aiutando a servire i clienti e assaggiando i dolci prima della messa in vendita.

Come restituire dignità. “Nella maggior parte degli Stati africani, come in Tanzania appunto, la disabilità viene vista ancora come un tabù. Ecco perché con questo progetto di inclusione vogliamo ridare dignità a questi ragazzi che così, lavorando e ricevendo uno stipendio, divengono soggetti attivi all’interno delle proprie famiglie e riscoprono allo stesso tempo anche il valore della propria vita. Ma non solo: il nostro obiettivo è quello di dare un segnale forte all’intera comunità locale, che ancora oggi interpreta la disabilità come una maledizione divina” ha spiegato Massimiliano Macri. “Da solo non sarei riuscito a gestire tutto – aggiunge –, e oggi il panificio va avanti anche senza di me, grazie a Issa e Adija, a Baba Elia e alle altre persone della Comunità in Tanzania che hanno preso in carico il progetto e lo stanno portando avanti in autonomia”.

Le attività in oltre 40 Paesi del mondo. Questo progetto è solo uno dei tanti in cui si concretizza l’impegno della Comunità Papa Giovanni XXIII. La Comunità, infatti, è attiva in oltre 40 Paesi del mondo e porta avanti iniziative volte a rimuovere la fame, la povertà e le ingiustizie sociali come, appunto, la disabilità, che in alcuni angoli del mondo è ancora considerata una malattia, una maledizione o una disgrazia da nascondere. È possibile sostenere progetti come questo anche grazie a iniziative come “Un Pasto al Giorno”, l’evento che la Comunità organizza annualmente e che tornerà il prossimo 16 e 17 settembre nelle piazze di tutta Italia.

 

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