BELLINZONA/BERNA – Toccata e fuga. Oggi un gruppo di ticinesi è partito alla volta di Berna per “suonare la sveglia” insieme a manifestanti accorsi da tutta la Svizzera. «L’immagine del risveglio», si legge nel comunicato di Pro Infirmis Ticino, «sta a significare che è giunta l’ora che i diritti delle persone con disabilità da bei principi diventino finalmente concreti cambiamenti. Diritti realizzati e realizzabili, e non solo buone parole».

Durante questo mese di marzo, a otto anni dalla sua entrata in vigore, un Comitato dell’ONU verificherà come la Svizzera ha messo in pratica la Convenzione delle Nazioni Unite relativa ai diritti delle persone con disabilità (CDPD), spiega Pro Infirmis. Per l’occasione Inclusion Handicap – ente cappello a livello nazionale che raggruppa le principali organizzazioni in difesa delle persone con disabilità, tra cui Pro Infirmis – ha organizzato una manifestazione a Berna per spingere la Svizzera ad imboccare con più decisione la via verso una piena attuazione di questa Convenzione.

«È evidente che la Svizzera ha ancora molto da fare. Alcuni obiettivi richiesti dalla Convenzione internazionale non sono ancora raggiunti e addirittura alcuni passi non sono stati nemmeno ancora intrapresi», commenta infine Pro Infirmis

Qui di seguito le rivendicazioni principali di Pro Infirmis:

Niente su di noi senza di noi
Per il momento in Svizzera non vi è una vera e propria partecipazione diretta delle persone con disabilità a tutti i vari ambiti istituzionali e rappresentativi. Come parlare di autodeterminazione e inclusione senza il coinvolgimento delle persone con disabilità e quindi senza considerare le loro esperienze e le loro rivendicazioni?

Libera scelta luogo di vita (art.19)
In Svizzera più di 30’000 persone con disabilità vivono in un Istituto. Gli alloggi adatti alle persone con disabilità e a pigioni moderate scarseggiano. L’accesso ai sussidi per il mantenimento a domicilio è complicato e pieno di ostacoli. Così, la reale possibilità di scelta delle persone con disabilità è ridotta. Ognuno di noi desidera poter scegliere dove, come e con chi vivere. Perché questa libertà è privata a chi ha una disabilità?

Scuola inclusiva e diritto alla formazione (art. 24)
In molti cantoni della Svizzera, bambini e adolescenti con difficoltà di apprendimento hanno una sola possibilità: la scuola speciale. L’individualizzazione dei percorsi pedagogici rimane un miraggio. Inoltre, le misure per la compensazione degli svantaggi e la necessaria assistenza non sono concesse in egual misura nei diversi Cantoni e a tutti i livelli di istruzione. Un’educazione che esclude si trasforma in esclusione sociale.

Inclusione lavorativa (art. 27)
Le persone con disabilità possono e vogliono lavorare. Il mondo del lavoro – il mercato libero – è poco accogliente e discriminante: trovare un posto di lavoro con un salario dignitoso che consideri le particolarità della persona, è raro. Il lavoro è ancora oggi un elemento centrale della nostra società: sostentamento, partecipazione, riconoscimento, relazioni sociali, passano anche da lì. Le persone con disabilità sono spesso considerate non valide e non utili. E questa, è un’ingiustizia.

Partecipazione e diritti politici
Le persone sottoposte a curatela generale sono private dei diritti politici a livello federale. L’esclusione sistematica di determinate persone viola i valori fondamentali della nostra Costituzione.
Le persone con disabilità devono poter partecipare senza limitazioni al processo politico. Da elettori e candidati.

 Piano d’azione e protocollo opzionale
Le lacune riguardo all’attuazione della Convenzione sono tante. La Confederazione e soprattutto i Cantoni devono elaborare, assieme alle persone con disabilità e alle loro organizzazioni, un piano d’azione che fissi obiettivi concreti e misurabili. Le leggi e le misure vigenti devono essere completate e coordinate maggiormente in tutti gli ambiti. Successivamente, un ente indipendente dovrà verificare regolarmente che l’attuazione avvenga in modo coerente.

Inoltre, è giunta l’ora che la Svizzera ratifichi il Protocollo opzionale che consentirebbe alle cittadine e ai cittadini con disabilità che hanno esaurito tutte le possibilità di ricorso previste dal diritto svizzero, di rivolgersi direttamente al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite per fare esaminare le proprie richieste.

 

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