Non abbastanza disabile: «Solo porte in faccia»

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Chi ha un handicap rischia facilmente di scivolare sotto la soglia della povertà. La storia di una 49enne del Locarnese

«Esclusa dagli aiuti perché i paletti sono troppo stretti». Sono 1500 ogni anno le richieste di rendita a cui il Cantone risponde “picche”. E oltre una certa età è difficile accedere alla riqualifica professionale

di Davide Illarietti

LOCARNO – Quattro anni fa Moira aveva un lavoro, una casa, un’auto e due piedi. Oggi è senza impiego, ha venduto la casa e un piede «è come non ci fosse». Forse sarebbe meglio, dice. Da dopo l’incidente non è “abbastanza disabile” per ricevere una rendita né “abbastanza abile” per lavorare.

Una massa di esclusi – Sono 3400 all’anno le persone che fanno domanda all’ufficio Ai per una rendita d’invalidità in Ticino. Sotto il 40 per cento non viene concessa una rendita: i disabili “mancati” sono oltre 1500 all’anno, e non tutti possono beneficiare di un programma di aiuto al reinserimento. La riqualifica professionale è finanziata solo a certe condizioni, e l’età del richiedente può incidere: «Occorre considerare il costo e la durata necessaria del percorso, rispetto al periodo residuo di lavoro per giungere al pensionamento» spiega la capo ufficio Ai Monica Maestri Crivelli.

Senza lavoro – Moira a 49 anni non è rientrata nella soglia. Nel 2017 cadendo dalle scale di casa ha riportato una frattura multipla al piede: ha recuperato una parziale mobilità e le è stata riconosciuta un’invalidità del 15 per cento, nel frattempo la ditta per cui lavorava – un laboratorio farmaceutico del Locarnese – l’ha licenziata. «Non ho ricevuto nemmeno l’aiuto per l’acquisto delle scarpe ortopediche, che costano 3600 franchi e vanno cambiate periodicamente» racconta.

Rischio povertà – «Per chi si trova in queste situazioni è facile scivolare in fretta sotto la soglia di povertà» racconta Marzio Proietti di Inclusione andicap Ticino. «Una fetta di persone rimane tagliata fuori dagli aiuti finanziari perché non soddisfa i requisiti, che sono molto stretti».

L’ultima spiaggia – La 49enne ora vive attingendo ai propri risparmi. Ha deciso di mettere in vendita anche l’auto. Per ora non rientra nei requisiti per ricevere l’assistenza sociale, e – dice – preferirebbe evitare di chiederla. «Ho sempre lavorato e potrei svolgere un impiego d’ufficio, ma senza competenze e con difficoltà motorie evidenti finora ho ricevuto solo porte in faccia». Il mese scorso per la disperazione è giunta a chiedere a un chirurgo di amputarle il piede. «Almeno per le istituzioni il problema sarebbe più evidente» dice. Il medico naturalmente si è rifiutato. Non le è rimasto che rivolgersi ai giornali.

 

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