Le Paralimpiadi di Tokyo sono ufficialmente finite, e con esse anche tutto quel che si è vissuto, comprendendo anche le Olimpiadi, fin dallo scorso 23 luglio.
di Federico Rossini
Un’estate di sport atipica in un anno dispari, ma che ha regalato anche numerosissime gioie all’Italia: nello specifico paralimpico, 69 le medaglie conquistate, mai così tante, con 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi.
Una cerimonia di chiusura, questa, durata poco più di due ore e partita subito con giochi di immagini e musiche, con le molte facce della città di Tokyo sottolineate da una scena divisa in più settori. Il tutto, naturalmente, sottolineato dai tanti cantanti e ballerini con ogni genere di disponibilità, come il violinista Mizuki Shikimachi, 23 anni e un problema di natura cerebrale.
Non lunghissima la parata delle nazioni, anche per un motivo: vengono fatti sfilare soltanto i portabandiera, senza alcun tipo di delegazione dietro di loro. Per l’Italia è stato scelto il diciottenne Matteo Parenzan, che all’età di 18 anni ha partecipato alle competizioni di tennistavolo per quel che riguarda la classe 6. Non sono tanti quelli che, come lui, già impegnati in gara hanno svolto la sua funzione: sono spesso stati i volontari a portare i vari vessilli, dal momento che in tanti sono tornati in patria causa regole Covid. Prima della stessa parata, si è avuto il primo momento solenne, con l’inno giapponese eseguito in corrispondenza dell’alzabandiera e il primo video volto a proiettare quella che sarà Parigi 2024.
Dopo la parata, assegnati gli I’mPOSSIBLE Awards, nati su iniziativa del Comitato Internazionale Paralimpico al fine di onorare scuole e organizzazioni che lavorano per un futuro più inclusivo. Sono stati premiati due atleti, Lassam Katongo dello Zambia e Katarzyna Rogowiec della Polonia, oltre a due scuole di Chiba, in Giappone, e a una nel Malawi.
Si torna poi alla musica e alla danza, sempre con la chiave dei colori e di chi riesce, con le diverse abilità, a creare una bellissima atmosfera. In particolare il segmento impressionante è quello delle batterie, con artisti di grandissima preparazione musicale coinvolti.
La bandiera paralimpica scende dopo il momento dei discorsi del presidente del Comitato Organizzativo di Tokyo, Hashimoto Seiko, e di quello dell’IPC, Andrew Parsons. Suona la Marsigliese, in onore della prossima edizione, ma non cantata: è infatti la lingua dei segni, sulle scale del Louvre, quella utilizzata per rendere ancora più suggestivo questo momento. Si va poi a Parigi, ricreando una scena d’arte e d’artisti che si era già vista nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.
E infine lo spegnimento della fiamma. L’ultimo spegnimento, quello che definisce chiaramente come adesso sì, sia tutto finito. Ma prima dello spegnimento, la parola va alla campagna WeThe15, dove il 15 sta per il 15% del mondo che vive con un qualsiasi tipo di disabilità. Una parte di questo mondo l’abbiamo visto a Tokyo, e ha regalato grandi emozioni, davvero grandi.
Foto: LaPresse