Ancora piogge, ancora acqua che tracima e porta via tutto, e case e auto e persone, lasciando dietro di sé caos, paura, un allarme che non cessa.
La Germania punta il dito contro i cambiamenti climatici per le inondazioni che hanno portato distruzioni mai viste soprattutto nei länder della Renania Palatinato e Nord Reno Vestfalia. Di oltre 1.300 persone non si hanno ancora notizie e le vittime già accertate sono 103, mentre ancora non si contano i danni.
di Paolo M. Alfieri
Ieri una nuova frana in Vestfalia ha trascinato con sé alcune case e auto, provocando la morte di un numero imprecisato di persone a Erftstadt-Blessem. «Le case sono state in gran parte spazzate via e alcune sono crollate. Diverse persone mancano all’appello», hanno riferito le autorità locali su Twitter, mentre restano difficili le comunicazioni con l’area interessata. Gravissima la situazione anche a Sinzing, in Renania Palatinato, dove dodici ospiti di un centro per disabili sono morti a causa delle inondazioni che hanno travolto la struttura. Il personale del centro non è riuscito a evacuare gli ospiti ma ha cercato di trasferirne il più possibile al primo piano dell’edificio, mentre il piano terra veniva invaso dall’acqua. Il centro disabili della Lebenshlife si trova in una conca a pochi passi dalle sponde del fiume Ahr e ospita una quarantina di adulti, che qui hanno trovato accoglienza, compagnia e calore umano. Molti di loro di giorno lavorano nel laboratorio della Caritas. Ora, sulla facciata della palazzina, il fango arriva addirittura al primo piano: l’altra notte un’onda di sette metri ha attraversato e travolto il rione.
«Temo che vedremo la piena portata di questa tragedia solo nei prossimi giorni», ha ammesso la cancelliera Angela Merkel da Washington. Il governo «non vi lascerà soli in questo momento difficile e terribile», ha aggiunto la cancelliera, assicurando aiuti per i soccorsi e la ricostruzione. Merkel ha poi partecipato in videoconferenza a una riunione dell’unità di crisi che si sta occupando del disastro. Nella Renania-Palatinato sono al lavoro 15mila tra militari e soccorritori, mentre gli elicotteri continuano a soccorrere i residenti bloccati sui tetti. Almeno 165mila persone sono ancora prive di energia elettrica: per motivi di sicurezza legati alla stabilità del terreno si sono dovuti staccare molti impianti. Le zone più colpite sono quelle dell’Eifel, alcune aree lungo il Reno al confine tra Nord-Reno Vestfalia e Renania Palatinato. Difficoltà sono state registrate anche nella Germania orientale.
Gravi problemi anche sulla rete ferroviaria, sempre nei due länder più colpiti: nella sola Nord Reno Vestfalia sono stati danneggiati oltre 600 chilometri di binari. Danni anche alla segnaletica, in molte stazioni e agli impianti di scambio. Saltate anche le linee telefoniche, così resta difficile stabilire contatti con i dispersi. Se molte persone sarebbero semplicemente isolate dal blackout, ci sono timori molto concreti per la sorte di alcune decine di residenti del cantone di Bad Neuenahr-Ahrweiler, nella Renania Palatinato. Il villaggio renano di Schuld, con una popolazione di 700 abitanti, è stato quasi del tutto distrutto. Le ricerche dei dispersi ieri non si sono mai fermate: gli elicotteri dell’esercito si sono messi alla ricerca delle persone che hanno cercato riparo sui tetti. Nei pressi del confine con il Belgio continua a suscitare preoccupazione la diga di Rurtalsperre, che rischia di cedere: i villaggi circostanti sono stati evacuati.
Le devastazioni hanno alzato anche l’attenzione della politica sull’ambiente. «Nessuno può dubitare che questa catastrofe sia legata alla crisi climatica», ha sottolineato il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, esortando ad accelerare i programmi per contrastare i cambiamenti climatici. «Solo se prendiamo con decisione in mano la lotta contro i cambiamenti climatici riusciremo a contenere gli eventi estremi come quelli che stiamo vivendo adesso», è stata l’esortazione del presidente della Repubblica tedesco Frank-Walter Steinmeier, mentre la ministra all’Ambiente Svenja Schulze ha già proposto nuovi interventi legislativi contro una fonte di pericolo, il clima, che non aveva mai messo così in allerta un Paese intero.
Disastro anche in Belgio e in Olanda
Le piogge e le inondazioni hanno colpito duro anche in Belgio e in Olanda, creando allarme per decine di migliaia di famiglie. In Belgio le vittime sono già 23, altrettanti i dispersi, e il Paese è sotto choc, mentre si cominciano a contare i danni e continuano le operazioni di soccorso. L’area più colpita è la regione francofona della Vallonia: è qui che si sono registrate tutte le vittime. Nella sola provincia di Liegi i morti sono 20, ha detto il governatore provinciale Hervé Jamar.
«Ci sono ancora persone sui tetti in provincia di Liegi, senza mangiare e bere da 36 ore», ha detto ieri Jamar. Molti edifici della provincia sono pericolanti e bisognerà evacuarli. Oltre 40mila famiglie in Vallonia sono senza elettricità, mentre in diverse zone l’acqua che esce dai rubinetti non è più potabile. Decine di strade sono inagibili e le città di Spa e Theux sono praticamente inaccessibili. Hanno destato preoccupazione le condizioni di una diga nella città di Maaseik, ma secondo le autorità la struttura è ora fuori pericolo. Allerta anche in Olanda, dove le piogge torrenziali hanno aperto una breccia larga un metro in un’altra diga, nel comune di Meersen, al confine con il Belgio. Evacuato anche un ospedale sulle rive della Mosa, a Venlo. Già l’altra sera la città meridionale di Maastricht ha chiesto a 10mila persone di lasciare le loro case per il rischio inondazioni.