Ucraina, le associazioni di disabili al tavolo di coordinamento del Terzo settore: “Corridoio umanitario inclusivo”

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L’appello dell’Assemblea Nazionale delle Persone con Disabilità dell’Ucraina: “Siamo uniti.

Invitiamo quindi voi, rappresentanti delle organizzazioni di persone con disabilità in diversi Stati, a sostenerci nella nostra lotta per la pace. Vogliamo la pace! Vi chiediamo di essere la nostra voce nei vostri Paesi”

Tra i milioni di profughi che stanno lasciando l’Ucraina diretti in Europa, ci sono migliaia di persone in condizione di fragilità. L’Ue è in grado di accoglierli? “L’Europa deve accoglierli. Se non altro perché ha ratificato la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità che all’articolo 11 parla espressamente delle situazioni di rischio ed emergenze umanitarie”, afferma a ilfattoquotidiano.it l’esperta sui diritti delle persone disabili Luisella Bosisio Fazzi che è anche l’unico membro italiano del Forum Europeo sulla Disabilità.

L’EDF preme perché tutti gli aiuti, finanziari e non, includano anche le persone con disabilità. Chiede che ogni intervento veda, nella sua programmazione, la presenza delle associazioni di persone con disabilità. In Italia è stato aperto un tavolo di coordinamento del Consiglio Nazionale Terzo Settore che insieme ai Ministeri preposti e al Comitato Operativo Nazionale del Protezione Civile per organizzare gli aiuti in Ucraina e gestire i flussi della popolazione Ucraina che giungeranno in Italia. La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) è presente a questo tavolo e ha avanzato la necessità di aprire da subito un corridoio umanitario inclusivo per le persone disabili.

L’11 marzo il board dell’EDF ha deliberato una Risoluzione all’unanimità per chiedere all’Ue di garantire che l’aiuto umanitario venga fornito a tutte le persone con disabilità. Secondo l’EDF bisogna garantire un’evacuazione sicura; identificare le persone con disabilità e quelle che necessitano di supporto medico e fornire loro un’assistenza sanitaria appropriata, non solo assistenza medica di emergenza, ma anche supporto per le persone con condizioni croniche come epilessia, diabete e malattie cardiache; garantire che siano intraprese azioni specifiche per prevenire, combattere e sanzionare la tratta e lo sfruttamento sessuale delle persone che lasciano l’Ucraina, comprese quelle con disabilità, con un’attenzione specifica alle donne e alle ragazze con disabilità che affrontano un rischio più elevato di violenza e abusi; garantire che i partner esecutivi nelle attività umanitarie affrontino anche i bisogni urgenti delle persone con disabilità in tutta la loro diversità applicando le linee guida del Comitato permanente inter-agenzia (IASC).

Le reti associative dei paesi confinanti con l’Ucraina si sono attivate da subito. Il Consiglio Nazionale Polacco, ad esempio, ha lavorato per intercettare con competenza i rifugiati con disabilità per dare loro l’assistenza necessaria. Lo stesso ha fatto la rete delle organizzazioni della Lettonia e degli altri Paesi limitrofi. L’EDF ha reclutato un funzionario dedicato alla crisi ucraina ed è stata aperta una pagina dedicata che potrà essere un punto di incontro virtuale aggiornato.

Ma che cosa stia accadendo sul versante della Federazione Russa per quanto riguarda le onlus/organizzazioni che aiutano le persone disabili e come stanno vivendo loro questa guerra è difficile dirlo, visto il clima di forte repressione imposto da Mosca. “Non possiamo saperlo”, dice l’unica rappresentante italiana all’interno dell’EDF, “quello che sappiamo per certo è che ogni azione degli attivisti russi ma anche bielorussi viene repressa pesantemente”.

Quello che chiedono le associazioni ucraine invece lo sappiamo perché il 4 marzo l’Assemblea Nazionale delle Persone con Disabilità dell’Ucraina ha lanciato un appello rivolto a tutti e in particolare alle organizzazioni di persone con disabilità di ogni Stato. “Ieri (3 marzo, ndr) ci hanno informato che una persona in carrozzina, figlio, padre e marito, unitosi alle forze di difesa nonostante la sua disabilità, è stato ucciso mentre difendeva la sua famiglia, la sua casa. E anche i nostri atleti paralimpici, noti a livello internazionale, hanno preso le armi. Siamo uniti – si legge nel documento – Invitiamo quindi voi, rappresentanti delle organizzazioni di persone con disabilità in diversi Stati, a sostenerci nella nostra lotta per la pace. Vogliamo la pace! Vi chiediamo di essere la nostra voce nei vostri Paesi. Rappresentate diverse organizzazioni, comprese quelle per ex soldati, forze di pace, veterani di guerra. Conoscete meglio di chiunque altro gli orrori causati dalla guerra”.

 

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