Bisogna fare presto e garantire corridoi umanitari per mettere in sicurezza minori, anziani e persone con disabilità che attualmente si trovano sotto le bombe nell’Ucraina occupata dalla Russia

Le notizie che arrivano dall’Ucraina a seguito dell’invasione russa sono terribili, registrando una escalation di violenza e distruzione che sembra senza sosta. Mentre le diplomazie lavorano, l’urgenza è quella di mettere in salvo e aiutare la popolazione civile rimasta in Ucraina.

Nel pomeriggio di ieri la delegazione russa e quella ucraina hanno concordato la creazione di corridoi umanitari, ma bisogna fare presto, per mettere al sicuro e in salvo la popolazione più vulnerabile.

Come è facile immaginare, in contesti come quelli di guerra sono le persone più fragili (minori, anziani, disabili) a essere maggiormente esposte al pericolo. Basti pensare alla inaccessibilità di aree di sicurezza, come i bunker sotterranei, che spesso non possono essere raggiunti con la carrozzina, ma anche alla impossibilità di accedere a servizi essenziali di assistenza alla persona, col rischio alto e terribile di venire abbandonati o di non poter mettere in salvo la propria vita.

In Italia il presidente della FISH ha chiesto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio di dedicare una priorità ai corridoi umanitari per le persone con disabilità dell’Ucraina, a partire dai minori e dalle donne con disabilità grave. In precedenza la Federazione aveva rivolto il medesimo appello alla ministra per le Disabilità, Erika Stefani.

«Nel guardare dunque con apprensione a quanto sta accadendo in Ucraina – ha aggiunto Falabella – e ben consci che ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, causando sofferenza alle popolazioni e minacciando la convivenza tra le nazioni, ci appelliamo innanzitutto ai princìpi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con il relativo impegno di ogni Paese per garantire il superiore interesse e la conseguente tutela dei diritti umani delle persone più vulnerabili».

La FISH, infine, si dichiara disponibile ad ogni forma di collaborazione, per favorire l’attuazione di quanto richiesto, nel consentire l’arrivo in Italia alle cittadine e ai cittadini con disabilità dell’Ucraina.

Un appello a intervenire era stato lanciato nei giorni scorsi anche dalla European Down Syndrome Association che, rivolgendosi alla NATO, ai capi di stato europei, russi e ucraini, chiedeva di non abbandonare le persone con sindrome di Down e con altre disabilità nel territorio ucraino sotto le bombe. Anche in questo caso gli appellanti ricordavano gli obblighi non solo ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (in particolare l’articolo 11 sulle situazioni di rischio e le emergenze umanitarie), ma anche la risoluzione 2475 (2019) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla protezione delle persone con disabilità nei conflitti e il diritto internazionale umanitario e i principi umanitari.

Bisogna e si deve fare tutto ciò che è possibile.

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