Il viaggio di Veronika, disabile ucraina di 4 anni arrivata ad Assisi per continuare a vivere

La bambina è stata accolta dall'Istituto Serafico. Il suo ospedale a  Kiev è stato chiuso per la guerra, la sua famiglia ha viaggiato sotto le bombe per darle una speranza

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Veronika ha 4 anni e dall’Ucraina è arrivata sino in Umbria per fuggire dalla guerra.

Un parte del viaggio lo ha affrontato in macchina, sdraiata sulle gambe della madre. La bimba è affetta da una disabilità grave.

A causa di un arresto cardiaco prolungato e di un conseguente coma, da due anni versa in una situazione estremamente delicata: non può muoversi, ha bisogno di un sondino per nutrirsi e ogni giorno lotta per sopravvivere. Nel suo paese stava seguendo un percorso di cure, che lo scoppio del conflitto ha reso impossibile continuare. Ad Assisi è stata accolta dall’Istituto Serafico. Si stanno occupando di lei, dei suoi bisogni e di quelli della sua famiglia.

Per la popolazione ucraina la fuga dal paese bombardato è una lotta alla sopravvivenza. Una difficoltà moltiplicata per le persone disabili, che non hanno possibilità di muoversi in autonomia. L’impegno dei familiari non sempre basta: servono ambulanze, mezzi adatti a garantire uno spostamento sicuro, che in Ucraina scarseggiano o alle volte sono completamente irreperibili. Le peripezie affrontate per arrivare in Italia dalla famiglia di Veronika vengono raccontate al Serafico dai genitori della bambina, che hanno affrontato il viaggio con lei e insieme agli altri due figli: Vlada, di 14 anni, e Nazar di sei “Vivevamo per un mese a Dnipro, la nostra città, e uno a Kiev dove Veronika seguiva una serie di terapie in una clinica privata. Per pagare l’affitto della casa e le cure facevo due lavori: avevo un negozio di accessori per telefonia e nel tempo libero facevo anche il tassista”, ricorda Yevhen, il padre della piccola. Il 24 febbraio, con l’attacco russo, le cose si sono ulteriormente complicate.

Era il loro ultimo giorno a Kiev. L’allarme antiaereo è scattato alle 5.30 del mattino, ma alle 10 era fissato l’appuntamento finale del ciclo di cure: “Non abbiamo potuto completare le terapie e siamo tornati a Dnipro per trovare qualcuno in grado di aiutare Veronika”. Per la famiglia l’obiettivo è diventato trovare un medico, qualcuno che potesse guidarli: con le farmacie vuote e gli ospedali in stato di emergenza ci sono voluti giorni e giorni per mettere insieme i medicinali necessari.

Sono arrivati a Ternopil, a Ovest, e lì grazie a una parente in contatto con il Segretario dell’Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyc hanno trovato un link con il Serafico. L’istituto è una realtà sanitaria attiva dal 1871 nell’ambito della riabilitazione per bambini e ragazzi con disabilità gravi e gravissime: viene considerata una realtà d’eccellenza italiana e internazionale nella riabilitazione, nella ricerca e nell’innovazione medico scientifica. La presidente Francesca Di Maolo è venuta a conoscenza della situazione in cui versava la piccola grazie alla segnalazione dell’Ufficio Salute della Cei – impegnato con Caritas Italiana sul fronte dell’accoglienza dei profughi – e ha manifestato la disponibilità ad accoglierla.

Il viaggio per raggiungere l’Umbria non è stato semplice, racconta il padre della bambina: “Abbiamo dovuto attraversare il confine ungherese e Veronika, con la malattia che la costringe a vivere sdraiata, ha affrontato il viaggio sulle gambe di mia moglie, mentre io guidavo. Ho guidato per almeno dieci ore di fila. Ma non potevamo fermarci anche se la stanchezza stava prendendo il sopravvento: dovevamo arrivare prima possibile qui, dove qualcuno avrebbe potuto garantire le cure e l’assistenza necessaria”.

“Appena avremo completato gli approfondimenti diagnostici del gravissimo quadro clinico di Veronika”, spiega il direttore sanitario dell’Istituto Sandro Elisei, “La nostra equipe multidisciplinare, in collaborazione con i genitori, metterà a punto un programma riabilitativo e assistenziale personalizzato e adatto ai bisogni di salute della bambina con l’obiettivo di garantire in modo concreto, a lei e a tutta la sua famiglia, la migliore qualità di vita possibile”.

Il quadro clinico di Veronika è molto grave. La Caritas ha trovato un alloggio per la sua famiglia e i due fratelli inizieranno la scuola ad Assisi, mentre lei seguirà un percorso riabilitativo. Per il Serafico, l’arrivo della famiglia in Istituto è stato commovente, racconta la presidente: “Quando abbiamo steso sul letto Veronika suo fratello le si è seduto accanto e mentre noi, con l’aiuto della nostra interprete, parlavamo con i loro genitori, lui le teneva la manina e la baciava ripetutamente: sono immagini che non scorderemo mai. Dopo tanta guerra, distruzione, e morte, finalmente un’immagine di vita che vince a dispetto di ogni guerra, di ogni limite e di ogni malattia”.

 

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