Burkina Faso e Eritrea, i padri pavoniani a sostegno dei giovani studenti sordi

0
69 Numero visite
Asmara, la scuola dei pavoniani
Nei due Paesi africani, nelle scuole fondate dai Figli di Maria Immacolata, si lavora per potenziare le capacità dei ragazzi non udenti, esclusi dalla vita sociale ed economica. Il superiore provinciale d’Italia, padre Dall’Era: tutti gli studenti, anche i normodotati, interagiscono grazie al linguaggio dei segni. Non vi è discriminazione, c’è una bellissima integrazione, ma bisogna ammetterlo, lo stigma è difficile da sradicare

Enrico Casale – Città del Vaticano

Il silenzio non può essere un ostacolo. Non sentire non deve essere una barriera che esclude dalla vita sociale ed economica i ragazzi sordi. L’inclusione è il principio alla base della scuola di Saaba, creata in Burkina Faso, e di quella di Asmara, in Eritrea, fondata dai religiosi pavoniani. Ma è anche qualcosa di più: dietro c’è l’intento di valorizzare le potenzialità di questi giovani e offrire loro un’opportunità di riscatto. «Rimaniamo sulla linea del nostro fondatore, san Lodovico Pavoni», spiega padre Dario Dall’Era, superiore provinciale d’Italia dei Figli di Maria Immacolata: «Offriamo ai ragazzi, nei confronti dei quali la vita non è stata clemente, una formazione professionale che li prepara a un futuro lavorativo e, allo stesso tempo, permette loro di percepire una sorta di paga, così da essere autonomi dalla famiglia». È un modello già ampiamente sperimentato in Italia e in Europa. «Per gran parte del Novecento — ricorda padre Dario — i figli delle famiglie povere non potevano andare a scuola: dovevano accudire il bestiame, lavorare nei campi, entrare nelle officine. Frequentare la scuola era considerato una perdita di tempo. Nelle scuole pavoniane si offriva un lavoro e una formazione professionale, rendendo così l’istruzione più accettabile per le famiglie».

Burkina Faso, l’integrazione

In Italia, con la riforma scolastica degli anni Settanta, questo modello è entrato in crisi. «In Africa, invece, è ancora valido. In Burkina Faso offriamo corsi di tecniche agricole e meccanica, in particolare saldatura». Questa scuola ha qualcosa in più: vi studiano sia ragazzi normodotati sia ragazzi sordi. «Gli studenti interagiscono grazie al linguaggio dei segni che tutti sono tenuti a imparare», spiega Dall’Era: «All’interno della scuola non c’è alcuna discriminazione, anzi si crea una bellissima integrazione. Noi lavoriamo affinché i non udenti siano accettati nella società, anche se, bisogna ammetterlo, lo stigma è difficile da sradicare».

Il progetto in Eritrea

Un progetto simile è in atto anche in Eritrea. I pavoniani sono presenti nel piccolo paese del Corno d’Africa dal 1969, quando era in corso la dura guerra di indipendenza che vedeva contrapposti gli eritrei al governo centrale etiope. I religiosi pavoniani avviarono programmi di assistenza per gli orfani, garantendo loro vestiario, cibo e cure mediche. Negli anni Ottanta, poi, nacquero i primi progetti di adozione a distanza per sostenere le famiglie che accoglievano questi ragazzi e ragazze rimasti senza genitori. «Negli anni Novanta — racconta Laura Arici, del Gruppo missioni Africa, ong nata per affiancare i religiosi pavoniani — presero vita la Pavoni Technical School ad Asmara e la scuola agrotecnica di Hagaz, creata in collaborazione con i Fratelli delle scuole cristiane (lasalliani). Offrivano una formazione meccanica e agrotecnica di alta qualità, che garantiva agli allievi la possibilità di accedere all’università dopo il diploma». Entrambi gli istituti sono stati poi assorbiti dalle autorità di Asmara nel quadro della campagna di nazionalizzazione delle opere sociali e sanitarie gestite dalle congregazioni religiose. Nonostante ciò, i pavoniani non hanno cessato le loro attività. Il Pavoni Social Center di Asmara è rimasto attivo. Nel centro, informa Arici, «vengono accolti ragazzi non udenti e normodotati. A essi sono offerti corsi di base di informatica, legatoria, taglio e cucito. Le lezioni si tengono con il linguaggio dei segni. Sono queste le uniche opportunità che i non udenti hanno di seguire un percorso formativo nella capitale eritrea».

La formazione dei genitori

Nel tempo ai ragazzi si sono uniti i loro familiari. «Padri e madri hanno sentito l’esigenza di imparare anch’essi il linguaggio dei segni», continua la responsabile: «Vengono così formati per migliorare la comunicazione con i propri figli. Va detto che ai percorsi di studio si affiancano attività ricreative: il centro è una sorta di oratorio dove i ragazzi apprendono anche valori umani e religiosi». Questa formazione umana è parte integrante delle attività dei pavoniani fin dai tempi del loro fondatore, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo. «Nelle nostre scuole si è sempre offerta una formazione di alto livello», conclude padre Dario: «Abbiamo costantemente voluto che i nostri ragazzi diventassero maestri d’arte, attenti al lavoro ben fatto, di qualità, con un alto livello di creatività. Per questo cerchiamo sempre di stimolare la fantasia e la voglia di creare qualcosa di nuovo. Tutto ciò, però, non è mai stato disgiunto dalla formazione personale. I nostri insegnanti hanno lavorato quotidianamente affinché i ragazzi diventassero non solo ottimi tecnici ma anche persone e cittadini responsabili, rispettosi dei valori».

Redazione Vatican News

di Enrico Casale

 

L'informazione completa