È sordo e con ritardo mentale: il Cantone vuole che resti in prigione

La terapia alla quale è stato sottoposto il 44enne, condannato per uno stupro del 2001, non avrebbe portato ad alcun beneficio

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WINTERTHUR – L’Ufficio per la correzione e il reinserimento (JuWe) del Canton Zurigo ha chiesto che un 44enne, colpevole di una violenza sessuale nel 2001, resti dietro le sbarre – in quanto non è stato notato in lui alcun miglioramento, nonostante le terapie che segue da molti anni.

La vicenda – Il caso, portato all’attenzione del Tribunale di Winterthur, è raccontato dal Tages-Anzeiger. Il 44enne, sordo e con problemi cognitivi, è stato condannato nel 2005 per lo stupro di una coinquilina del villaggio per sordi di Turbenthal e per l’aggressione sessuale ai danni di un’altra ospite della struttura. All’epoca fu condannato a una pena di 30 mesi, che si sommava a una precedente condanna per l’aggressione a un bambino, risalente al 1997.

Nel corso del procedimento penale l’uomo, che da bambino aveva subito abusi da parte del patrigno, aveva apertamente rivelato di avere fantasie violente e sessuali, riguardanti soprattutto bambini piccoli. L’Alta Corte zurighese aveva quindi ordinato un trattamento ospedaliero che, anni dopo, non ha dato i risultati sperati. Secondo il quotidiano, il 44enne ha dimenticato rapidamente tutto quello che ha appreso. Un anno e mezzo fa è stata quindi disposta l’interruzione della terapia ed è stata richiesta una custodia retroattiva.

Le dichiarazioni in aula – Comparso in aula per difendere la sua posizione, l’uomo ha rilasciato delle dichiarazioni che potrebbero aver peggiorato la sua posizione. Alla domanda del giudice sul suo stato di salute mentale, il 44enne ha risposto: «Intende dire con la masturbazione? Sa, mi fa bene. Ma ho molte fantasie sui bambini» Il giudice lo ha incalzato. «Ha anche fantasie violente?». La risposta è stata sorprendentemente franca. «Sì. Legare, baciare, accarezzare, toccare le parti intime».

Il 44enne sostiene che non sia «positivo» che in futuro non sia più curato. Questo perché, da quando le autorità hanno interrotto la sua precedente terapia, si trova completamente isolato nel carcere di Pöschwies – dove nessuno parla il linguaggio dei segni e i secondini comunicano con lui per iscritto. Inoltre l’uomo sogna di poter tornare all’esterno, «solo per un’ora o due», per fare una passeggiata o la spesa.

Terapia oppure no? – L’uomo ha chiesto con forza di poter proseguire nella terapia, ma l’esperto alla quale è affidata la valutazione del caso sostiene che proprio questo sia il dilemma. «È motivato e si sforza, ma il suo rendimento e l’effetto delle terapie sono molto scarsi». La sua passione per le storie poliziesche è negativa per la sua salute mentale, aggiunge, ma lui questo non lo comprende. Un’estensione del trattamento attuale, che serve a minimizzare i rischi, non è quindi raccomandabile. Ma non lo è nemmeno un rilassamento delle misure, in quanto il rischio di ulteriori gravi reati sessuali è elevato.

Il sostegno terapeutico in carcere è possibile? Secondo il responsabile cantonale, sì. «Ci sono ambienti specifici per questo, come il Dipartimento anziani e salute di Pöschwies». I detenuti hanno diritto a un trattamento specifico, «è una pratica standard qui». Ne dubita invece l’avvocato difensore del 44enne, che trovandosi di fatto in isolamento da un anno e mezzo per via della sua sordità è «vittima di un trattamento inumano e degradante». Il legale è consapevole che sarà necessaria una sorveglianza anche dopo l’eventuale rilascio. «Ha scontato la sua pena. Non deve stare in prigione. Il suo posto è in una struttura».

Fonte Tages-Anzeiger
Redazione Tio.ch

 

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