Nessuna sorpresa per la votazione sul riconoscimento ufficiale della lingua dei segni

Al termine dello scrutinio i "sì" hanno raggiunto il 86,2%. Bassa l'affluenza alle urne

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BELLINZONA – Il tema aveva messo d’accordo tutti. Una cosa rara nel (solitamente) litigioso Gran Consiglio ticinese. Stiamo parlando dell’iniziativa parlamentare che richiedeva “il riconoscimento ufficiale della lingua dei segni nella Costituzione” che lo scorso 11 aprile riscosse l’unanimità di consensi in Parlamento. Settantasette sì, zero astenuti, zero contrari. E un applauso finale.

I risultati – Ma trattandosi di una norma costituzionale, il volere del Gran Consiglio deve essere obbligatoriamente confermato anche dal popolo. Una conferma che i ticinesi hanno dato (in maniera schiacciante) alle urne. Al termine dello scrutinio nei 106 Comuni ticinesi i “sì” hanno raggiunto infatti l’86,2%, mentre i “no” si sono fermati al 13,8%. Nessun comune ha votato contro. La partecipazione è però stata piuttosto deludente con solo il 35,2% dei ticinesi che ha espresso il proprio voto.

Le reazioni – La schiacciante approvazione popolare della modifica costituzionale per l’inclusione delle persone con disabilità e il riconoscimento della lingua dei segni italiana è stata accolta «con soddisfazione» dal Partito socialista (PS). «Questo articolo permetterà una maggiore integrazione». Anche Il sindacato VPOD è gratificato del risultato. «È un riconoscimento che codifica in maniera chiara il diritto di utilizzare tale lingua nei rapporti con lo Stato».

Per Pro Infirmis quello lanciato oggi dai ticinesi è «un bellissimo segnale» che va però confermato con un «lavoro sistematico a livello di leggi cantonali e comunali per promuovere concretamente l’accessibilità e la partecipazione attiva di decine di migliaia di persone con disabilità» e con un «cambio di mentalità» da parte di tutta la popolazione.

La Federazione svizzera dei sordi (FSS), ovviamente, «festeggia» e fa un plauso al nostro Cantone. «Il Ticino può ora vantarsi di essere il terzo Cantone in Svizzera a riconoscere ufficialmente nella propria Costituzione la lingua dei segni, dopo Ginevra e Zurigo», ricorda la FSS, promettendo d’impegnarsi «da subito» affinché questo riconoscimento «non resti solo sulla carta». Soddisfatta è anche l’Unione democratica di Centro (UDC) che aveva raccomandato l’accettazione (seppure con qualche riserva sulla necessità di ancorare nella Costituzione un principio che poteva anche essere lasciato a livello di legge) ritenendo «l’inclusione nella vita sociale delle persone colpite da disabilità un assioma inconfutabile».

L’oggetto in votazione – La Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006 sui diritti delle persone con disabilità in vigore in Svizzera dal 15 maggio 2014, prevede che gli Stati firmatari prendano «tutte le misure appropriate per assicurare che le persone con disabilità possano esercitare il diritto alla libertà di espressione e di opinione, compresa la libertà di chiedere, ricevere e comunicare informazioni e idee, su base di uguaglianza con gli altri, e attraverso ogni forma di comunicazione di loro scelta». La proposta di modifica della Costituzione cantonale vuole sottolineare «il principio secondo il quale gli enti pubblici devono tenere conto dei bisogni delle persone con disabilità, in particolare nella salvaguardia della loro autonomia e nei contatti con le Autorità, decretando il riconoscimento della lingua dei segni». La proposta di ancorare nella Costituzione cantonale questo principio ha origine dall’iniziativa parlamentare presentata nella forma elaborata «Aggiunta di un nuovo articolo 13a nella Costituzione cantonale» del 22 febbraio 2021.

 

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