Il PIAC – Premio Internazionale d’Arte Contemporanea 2022, organizzato dalla Fondazione Prince Pierre di Monaco, è stato attribuito a Christine Sun Kim per la sua performance The Star-Spangled Banner (2020).
Redazione Exibart – di Livia De Leoni
Il PIAC, dotato di una somma di 75mila euro, è stato consegnato l’11 ottobre durante la cerimonia di proclamazione tenutasi all’Opéra Garnier di Montecarlo. Nominata dall’artista David Horvitz parte del Consiglio Artistico, Kim era in lizza con Nguyen Trinh Thi per il film Come migliorare il mondo (2020), nominata a sua volta da Zoe Butt.
Il consiglio artistico, la cui direzione è stata affidata a Cristiano Raimondi, è composto da critici d’arte, curatori, ricercatori, collezionisti o artisti. Rosa Barba (2016), Margherita Manzelli (2000) o Lorenzo Cardi (1997), sono stati tra i vincitori di questo riconoscimento triennale, organizzato dalla Fondazione Prince Pierre di Monaco dal 1983 che è presieduta dalla Principessa di Hannover dal 1988.
Creata 1966 dal Principe Ranieri III in omaggio a suo padre, protettore delle Lettere e delle Arti, la Fondazione Prince Pierre mira a promuovere la creazione contemporanea non solo nel campo artistico ma anche letterario, musicale, filosofico e della ricerca. Questa borsa di ricerca, che sostiene un lavoro in relazione al bacino del Mediterraneo, è stata assegnata al duo DAAR ossia Decolonizing Architecture Art Residency, costituito da Sandi Hilal e dall’italiano Alessandro Petti, la cui pratica artistica si piazza tra architettura, arte, pedagogia e politica.
La vincitrice del PIAC, Christine Sun Kim (1980, Orange County, California, vive a Berlino) è una performer di gran talento, un’artista non udente, che nei suoi lavori, come video e disegni, sfida l’idea che il suono sia un’esperienza esclusivamente uditiva. Nello sviluppo del suo personale linguaggio visivo, l’artista attinge alla lingua dei segni americana (ASL), nonché a una varietà di sistemi informativi, al linguaggio del corpo come alla notazione musicale e grafica. Indaga altresì sulla pratica di come il suono operi nella società uditiva, ribaltando la percezione del suono fuori dai diktat sociali.
Christine Sun Kim in occasione del Super Bowl LIV nel 2020 in collaborazione con Beth Staehle, un’eccezionale interprete ASL, ha eseguito in maniera sbalorditiva The Star-Spangled Banner e America the Beautiful. Va sottolineato che il giorno seguente all’evento, l’artista esprime, in un articolo pubblicato sul New York Times, la sua frustrazione nel sapere che la sua performance nella lingua dei segni, trasmessa in tempo reale sugli schermi giganti dello stadio, ha avuto una versione decisamente troncata per chi guardava su televisori, computer e telefoni.
Sono diverse le sue opere d’arte di risonanza, tra queste troviamo If sign language was considered equal, we’d already be friends, scritte su un grande muro londinese. In Rewrites Closed Captions (video, 2015), Christine Sun Kim esplora le modalità comunicative dei sottotitoli per i non udenti, affermando, con umorismo e creatività, che la didascalia non esprime di che cosa sia fatto il suono, di come si muove, della sua personalità. Un’assenza che colma suggerendo nuove descrizioni poetiche e rivelatrici dando un senso più profondo ai rumori del nostro quotidiano. Un lavoro che inverte la tradizionale dinamica di potere tra i media uditivi e il pubblico dei non udenti. La sua arte rivela con originalità inaspettate dimensioni multiple del suono, pur combattendo i sistemi di oppressione.
L’altra finalista del PIAC, Nguyen Trinh Thi (1973, Hanoi, Vietnam), regista e documentarista, è una pioniera dell’immagine in movimento in Vietnam e nel sud-est asiatico. La sua pratica abbraccia film, fotografia, installazione e performance. In How to Improve the World (2021, 47m minutes, Single-channel HD video, colour, stereo) ci porta tra il popolo Jrai negli altopiani centrali del Vietnam, nella provincia di Gia Lai. Nguyen Trinh Thi qui pone una particolare attenzione ai paesaggi sonori, mettendo l’accento sul contrasto tra i rituali spirituali e le ossessioni per gli smartphone, come sul predominio culturale delle immagini a scapito di altre modalità sensoriali come l’udito.
Per saperne di più sul PIAC abbiamo fatto quattro chiacchiere con il direttore artistico, Cristiano Raimondi.
Può parlarci del suo percorso professionale?
«Vivo a Monaco dal 2009 dove sono stato chiamato da Marie Claude Beaud come curatore e responsabile dello sviluppo di quello che sarebbe divenuto il Nouveau Musée National de Monaco. Nel 2020 ho dato le dimissioni per poter realizzare progetti più personali e aiutare Silvia Fiorucci nella creazione della Società delle Api, un Hub multidisciplinare con un programma di residenze e mostre a Monaco, in Grecia a Kastellorizo, e in Francia a Grasse».
Come ha reagito alla nomina di direttore artistico del PIAC?
«Avevo appena realizzato una mostra sulla ceramica a Monaco al Museo, da curatore invitato, quando mi è arrivata la notizia. Sicuramente con gratitudine e un forte sentimento di responsabilità, dovuta al rispetto che porto nei confronti di questo premio così prestigioso, e allo stesso tempo caratterizzato da un atteggiamento di grande discrezione e serietà. Avevo una grande paura unicamente per le incognite che avrebbe portato il Covid sullo svolgimento degli incontri con il consiglio artistico che avevo in mente di mettere assieme».
Il PIAC come si inserisce nel panorama dell’arte contemporanea internazionale?
«Il PIAC è un premio storico molto conosciuto in Francia per la letteratura e la musica. L’arte contemporanea, soprattutto negli ultimi quindici anni grazie al formidabile lavoro congiunto della Principessa di Hannover, Jean-Louis Froment, primo direttore artistico della Fondazione, e Marie Claude Beaud, vice presidente del premio, ha acquisito importanza. Negli ultimi dieci anni i miei predecessori sono stati Abdellah Karroum e Lorenzo Fusi, con premi dati a Dora Garcia, Rosa Barba e Arthur Jafa del quale abbiamo persino anticipato il Leone d’oro ricevuto per la Biennale del 2019».
Com’è organizzato il PIAC e qual è il suo obiettivo?
«Il PIAC ha i soli obiettivi di sostenere e celebrare gli artisti assieme alla divulgazione della sua importante storia. La giuria è organizzata con una struttura piramidale, ogni consigliere chiede a tre nominatori il nome di un artista e un’opera realizzata da questi, negli ultimi due anni, prima del consiglio. Quindi con un consiglio formato da sette consiglieri – Chus Martinez, Manuel Cirauqui, Barbara Casavecchia, Claire Hoffmann, Christodoulos Panayiotou, Petrit Halilaj, Mouna Mekouar – abbiamo avuto 21 proposte da valutare in più sessioni».
C’è una tematica che accomuna i lavori di Christine Sun Kim e Nguyen Trinh Thi, le due finaliste del PIAC?
«Guardi, no. Per assurdo abbiamo avuto una short list di soli due nomi, ed erano quelli che avevano ricevuto più voti nelle ultime sessioni della giuria. Non c’era nessuna strategia, per quanto riguarda invece la borsa di ricerca da 10mila euro data a DAAR c’era la mia volontà di privilegiare ricerche e artisti ricercatori che avevano fatto un lavoro o studio relativo a temi legati al bacino del mediterraneo. Sicuramente negli ultimi 10 anni i video o film d’artista sono quelli che alla fine hanno sempre avuto la meglio su altre pratiche più secolari».
Cosa ne pensa del lavoro di Christine Sun Kim, la vincitrice del PIAC?
«Penso che sia straordinario aver dato il premio a un’artista che ha costruito un linguaggio artistico a partire da quello che potrebbe essere generalmente un limite, ma che si è rivelato “l’eco” di una pratica artistica unica e originale».
La sua avventura con il PIAC continua o finisce con questa edizione?
«Sarò direttore artistico sino all’anno prossimo, poi si vedrà».
Progetti futuri?
«La mostra di Christine Sun Kim sarà organizzata a Madrid dalla Fondation Prince Pierre in collaborazione con la Casa Encendida di Madrid, che aprirà il 10 novembre e rimarrà sino alla fine della fiera Arco. Una mostra all’ambasciata del Brasile a Roma in occasione del centenario della nascita del noto artista Rubem Valentim, che aprirà il 17 novembre. Infine, nel nostro spazio espositivo della Società delle Api a Monaco, chiamato Le Quai, il 17 dicembre si inaugura una mostra con i lavori di Nathalie Djuberg, Lin May Saeed, Haris Epaminonda, Anna Franceschini, AD Minoliti e Zoe Leonard».