Accanto ai piccoli sordomuti, nel segno di Paolo VI: l’Istituto Effetà di Betlemme celebra il suo “Giubileo d’Oro”

0
633 Numero visite

Betlemme (Agenzia Fides) – Effetà (o Effatà) in lingua aramaica vuol dire “apriti”.

È la parola che Gesù usa per operare la guarigione del sordomuto, raccontata nel Vangelo secondo Marco: «Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; «guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!” E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente».

Da più di 50 anni, “Effetà” è anche il nome dell’Istituto inaugurato nel 1971 a Betlemme, la città dove è nato Gesù, per assistere i bimbi sordomuti della Palestina. L’Istituto ha appena celebrato il suo Giubileo d’Oro, dopo che nel 2021 le restrizioni dovute alla pandemia avevano impedito di celebrare in maniera adeguata i primi cinquant’anni di attività. E la ricorrenza offre l’occasione di rinnovata gratitudine davanti al miracolo quotidiano di un’opera di carità cristiana che da più di cinquant’anni allevia problemi e fatiche reali del popolo di Palestina, e aiuta a far memoria della grande sollecitudine con cui Papa San Paolo VI, dopo il viaggio in Terra Santa del 1964, sostenne concretamente la creazione di opere stabili e permanenti a favore dei poveri e degli afflitti che vivono oggi nella terra di Gesù.

La fondazione dell’Istituto Effetà affonda le sue radici proprio nel viaggio-pellegrinaggio compiuto da Papa Montini in Terra santa nel gennaio 1964. Durante quel viaggio, tra le altre cose, il Pontefice lombardo si accorse che in Palestina c’erano tanti bimbi e bimbe sordomuti che non ricevevano l’aiuto necessario, e espresse il desiderio di veder partire un’opera espressamente dedicata all’assistenza di quei piccoli. Per esaudire il desiderio di Paolo VI – riferisce il racconto di quegli inizi, riproposto dai media del Patriarcato latino di Gerusalemme – suor Irma Zorzanello, a quel tempo Superiora Generale della Congregazione delle Suore Maestre di Santa Dorotea figlie dei Sacri Cuori (in Terra Santa dal 1927), “scrisse a Papa Paolo VI per offrirgli un terreno di proprietà della Congregazione con un edificio allora in costruzione situato all’inizio dell’attuale via Paolo VI a Betlemme”.

Il Papa accettò l’offerta, restituendo però la proprietà alla Congregazione e chiedendo loro di occuparsi della rieducazione dei bambini palestinesi con problemi di udito”, erigendo su quel terreno una scuola dotata di attrezzature scientifiche adeguate e moderne. Il finanziamento necessario fu raccolto grazie alla collaborazione con la Pontificia Missione per la Palestina. Più di sei anni dopo, il 30 giugno 1971, l’Istituto Effetà Paolo VI fu inaugurato dal Cardinale Maximilien de Fürstenberg che poco tempo dopo divenne Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro. Le attività scolastiche iniziarono il 6 settembre 1971 con 25 alunni palestinesi sordi, sei dei quali provenienti dalla Giordania.

Oggi, l’istituto accoglie circa 180 bambini dalla scuola materna alle superiori e offre a ciascuno di loro un programma educativo completo, comprensivo di rieducazione audiofonica e acustica e di accompagnamento individuale.
Martedì 7 giugno, in occasione dei festeggiamenti ufficiali per i primi 50 anni di attività della benemerita opera di misericordia, l’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, ha presieduto presso l’istituto una celebrazione eucaristica, seguita da un ricevimento durante il quale è stato anche ripercorso il cammino dell’istituzione.
Il 14 novembre 2011, Papa Benedetto XVI ha elevato, con motu proprio, l’Istituto Effetà a “Pontificio Istituto Effetà Paolo VI”.

L’Istituto Effetà rappresenta un’altra, suggestiva manifestazione della sollecitudine apostolica mostrata dai Pontefici – in particolare da Pio XII e da San Paolo VI – nei confronti delle sofferenze del popolo palestinese. Invece di limitarsi a fumose dichiarazioni di solidarietà o a gesti di astratta portata simbolica calibrati per riscuotere visibilità mediatica, i due Successori di Pietro citati hanno preferito sostenere l’avvio di istituzioni stabili e permanenti a sostegno delle esigenze quotidiane del popolo palestinese. Rispondono a queste caratteristiche di fattiva concretezza la “Missione pontificia” (Pontifical Mission) in Terra Santa, organizzazione, fondata nel 1949 su impulso di Papa Pio XII con l’intento primario di soccorrere i profughi palestinesi dopo la creazione dello Stato d’Israele, e l’Università di Betlemme, istituzione accademica gestita dai Fratelli delle scuole cristiani e rilanciata come Ateneo negli anni Settanta del secolo scorso anche su impulso di Papa Paolo VI come strumento di formazione dei giovani palestinesi nella città dove è nato Gesù.

(GV) (Agenzia Fides 9/6/2022)

 

L'informazione completa