La battaglia di Biden al fianco dei non udenti: vuole apparecchi più a buon mercato, Amplifon sbanda

Il presidente Usa ha sposato la causa di una fetta crescente di popolazione, per ragioni demografiche. La spinta alla liberalizzazione potrebbe creare problemi ai piani di sviluppo della società italiana, che ha puntato forte sugli Stati Uniti

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Il presidente Biden (Ansa)

MILANO Gli Stati Uniti si schierano al fianco dei non udenti, 37 milioni di americani che hanno problemi acustici e che, nella maggior parte dei casi, non possono permettersi di curare un deficit cognitivo, che in teoria è banale risolvere

Solo che un apparecchio acustico negli Usa costa tra 1.500 a 5.000 dollari, per sentire perfettamente ne servono due, e pochissime assicurazioni sanitarie arrivano a coprire una spesa di 10 mila dollari, senza contare che spesso nella vita di una persona l’apparecchio come, l’occhiale, va sostituito.

Il presidente Joe Biden si è preso a cuore la causa dei non udenti e lo scorso 2 luglio ha passato una riforma che autorizza le farmacie a vendere prodotti standard, un po’ come l’occhiale pre-graduato, a un prezzo accessibile. L’apparecchio di per sé ha una tecnolgia semplice, ma spesso è il servizio tagliato su misura della persona che costa caro. Secondo gli esperti, quattro produttori si dividono l’84% del mercato Usa: è il primo al mondo, e un settore in espansione dato l’invecchiamento della popolazione e l’esposizione all’inquinamento acustico, o a cuffie e auricolari, che a lungo andare potrebbero avere serie ripercussioni. Secondo le stime degli esperti, nel 2030 ovvero quando i baby boomer avranno superato i 65 anni e saranno il 24% in più del 2010, un terzo degli americani saranno tecnicamente anziani, e tra questi molti avranno problemi di udito. Per questo le proiezioni degli analisti stimano che nel 2030 il settore degli apparecchi acustici negli Usa varrà 6,5 miliardi di dollari, oltre quattro volte i livelli attualmente stimati dal Wall Street Jorunal, secondo cui oggi ha un giro d’affari di 1,5 miliardi di giro d’affari.

L’amministrazione Biden ha quindi deciso di introdurre nuove riforme per attaccare un oligopolio, favorendo la concorrenza, in modo che nei prossimi anni l’apparecchio abbia un pezzo più accessibile a tutti. Una brutta notizia per Amplifon, la società tricolore che è leader nella distribuzione del settore, e che già oggi genera il 15% dei suoi ricavi negli Stati Uniti. Se è vero che Amplifon non produce ma distribuisce prodotti di terzi, è anche vero che pure i suoi servizi sono una parte della filiera che potrebbe risentire di una più spinta liberalizzazione del mercato. In Nordamerica, Amplifon ha investito su una rete di 1.500 punti vendita attraverso la catena Miracle Ear, che è la più grande del Paese, dove la distruzione è molto frammentata e per il 40% composta da negozi indipendenti. E proprio gli Usa, con l’Australia, sono il Paese dove la società guidata da Enrico Vita puntava di più per la crescita futura. Non a caso Amplifon, nell’ultimo piano idnustrilae annunicato a fine 2021, aveva ribaditto di voler crescere negli Usa diversficando anche nel segmento “medicare” che da solo rappresenta circa il 30% del totale, e che nei prossimi anni dovrebbe crescere del 10% all’anno.

Amplifon ha 11mila negozi dislocati in 26 Paesi ed è leader mondiale nella distribuzione di apparecchi acustici, con una quota di mercato dell’11%, per questo ieri il titolo è sbandato (-0,66% a 36 euro) ma non è crollato.

 

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