Parigi, chiarezza sull’omicidio in questura: l’assassino è jihadista

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Uccisi a coltellate 3 uomini e una donna nella questura di Parigi, il 3 ottobre.

L’assassino Micheal Harpon ha perso la vita durante la fuga, in seguito ad uno scontro con armi da fuoco. Harpon era un funzionario del dipartimento tecnico dal 2003, aveva 45 anni ed era affetto da una forma di sordità. Secondo i colleghi non aveva mai dimostrato alcun tipo di disagio e la sua condotta lavorativa sembra confermarlo. L’uomo vantava infatti 20 anni di anzianità lavorativa ed era stato da poco trasferito al dipartimento tecnico.
18 mesi prima dell’incidente la conversione all’Islam, ma solo negli ultimi mesi l’impiegato aveva iniziato a vestirsi con abiti non occidentali e a rifiutare contatti diretti con le donne.

Il procuratore Remy Heitz ha sin da subito stabilito dei contatti con l’unità anti-terrorismo, pur affidando l’indagine alla procura generale di Parigi. Gli investigatori parlavano di un regolamento di conti tra colleghi o di un momento di follia, dettato da condizioni psicologiche fragili, nonostante Harpon fosse già stato segnalato alle autorità nel 2015, per aver difeso apertamente gli aggressori dell’attentato del Charlie Hebdo. La cautela nel ritenere il crimine un atto di terrorismo era forse un tentativo di evitare le accuse di scandalo e l’attenzione mediatica, che l’omicidio in questi ultimi giorni ha inevitabilmente guadagnato.

Il legame con L’Islam radicale

Alla luce di nuove prove il caso è adesso inquadrato come un crimine di matrice fondamentalista. A confermarlo è lo stesso procuratore dell’antiterrorismo francese, Jean-Francois Ricard. Schiaccianti sono in particolare una serie di messaggi tra il colpevole e la moglie, dove l’omicida afferma di aver acquistato un coltello di ceramica per eludere il metal detector. Altre due testimonianze confermano la radicalizzazione, la prima della stessa consorte che afferma di aver visto Arpon in preda a delle visioni dirle di “Meditare sul Corano e seguire l’insegnamento di Maometto”. La seconda testimonianza è di un vicino di casa, che sostiene di aver sentito l’assassino gridare “Allah Akbar”, la notte prima della strage.

Le conseguenze del caso

Il luogo del delitto è stato isolato, chiusa anche la fermata della Metro Citè. Sul posto si sono prontamente presentati Edouard Philippe e il presidente Emmanuel Macron, il quale ha voluto trasmettere la sua solidarietà e il suo sostegno. Intanto in politica l’estrema destra pretende le dimissioni del Ministro dell’interno Christophe Castaner, lamentando l’incompetenza del dipartimento. Il ministro ha fatto mea culpa, pur respingendo la richiesta di dimissioni. Oltre alle 4 vittime è rimasta ferita una donna, attualmente non in pericolo di vita e in condizioni di salute definite da Castaner “Rassicuranti”.

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