Foto choc, bimbo autistico a lezione in bagno. Scuola nella bufera

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Bellingham (Usa) – 22 settembre 2019 – Un bambino autistico è stato ‘parcheggiato’ nel bagno di una scuola elementare americana, dopo che la madre aveva chiesto agli insegnanti di scegliere “un posto tranquillo, per farlo rendere al meglio”. L’accusa choc arriva dalla stessa donna, Danielle Goodwin, che su Facebook pubblica l’immagine del banco e della sedia messe nella toilette dell’istituto: “Sono rimasta sbalordita, non potevo credere che fosse vero e ho scattato quella foto”, scrive nel post.

La mamma dell’undicenne racconta alla CNN di aver lasciato il figlio dopo aver parlato a lungo con il suo professore di sostegno alla Whatcom Middle School a Bellingham (Stato di Washington). Quando l’ha ripreso ha trovato questa scena: sedia accanto al lavandino e scrivania di fianco al water, per un alunno disabile. Il distretto scolastico è finito subito nella bufera. “Mio figlio si è sentito umiliato, imbarazzato e disgustato dal comportamento disumano dell’istituto”, ha tuonato Danielle, ricordando come il ragazzino in precedenza venisse accolto in biblioteca e non ci fosse mai stato un problema di gestione.

La replica delle istituzioni non si è fatta attendere e il sovrintendente della Belligham Public School, Greg Baker, ha voluto precisare: “Quel bagno? Per quanto ne sappiamo era usato come deposito e non come vera e propria toilette. L’idea di mettere il ragazzo lì è venuta come soluzione temporanea di utilizzo del locale da parte del personale, ma mi risulta che nessuno studente abbia passato al suo interno parte della giornata scolastica”. La famiglia dell’11enne, attraverso il proprio avvocato, ha chiesto immediatamente che venga ridisegnato il piano di educazione per studenti disabili e ha inoltrato una richiesta di risarcimento, passo oblligatorio prima di poter intentare una causa nello Stato di Washington

La legale della famiglia, Shannon McMinimee, con un’esperienza di giurisprudenza decennale su scuole e studenti, ha spiegato: “Un fatto del genere non l’avevo ancora visto all’interno di un istituto didattico. La prima cosa che la scuola dovrebbe fare? Scusarsi con la famiglia del ragazzino“.

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