Leia, la bambina che ha ritrovato la sua voce dopo l’intervento al cervello

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(Leila Armitage, Guy’s and St Thomas Nhs)

«La frase più bella che mi sono mai sentito dire da mia figlia è “Ti amo papà” racconta commosso il padre di Leia, Bob Armitage, alla Bbc. «Quando è nata ci avevano detto che non avrebbe neppure sentito una bomba esplodere – ricorda – perché non aveva nulla dell’apparato uditivo, e questo significava che non l’avrebbero potuta aiutare né gli apparecchi acustici tradizionali né gli impianti cocleare». La conseguenza è che la piccola nei primi anni di vita non ha mai parlato, ma i genitori, dell’Essex, in Gran Bretagna, si sono battuti per farla operare.

L’intervento

L’intervento pionieristico prevede l’impianto del tronco cerebrale uditivo con l’inserimento di un dispositivo direttamente nel cervello per stimolare le vie uditive nei bambini nati senza coclea o nervi uditivi. Un microfono e un’unità di elaborazione del suono viene impiantato sul lato destro del cervello e trasmette il suono all’impianto. Questa stimolazione elettrica può fornire sensazioni uditive, ma non promette di ripristinare l’udito normale. L’intervento non ha gli stessi risultati per tutti i bambini: ad alcuni andrà meglio di altri, ma in molti casi può davvero cambiare la loro vita. La delicata operazione chirurgica a Leia ha davvero cambiato la vita. «Non è stata facile prendere questa decisione – spiega Bob- ma volevamo dare a nostra figlia una vita migliore». Lui e la moglie Alison speravano che dopo l’intervento al Guy’s and St Thomas’ NHS Foundation Trust, la figlia sarebbe stata in grado di sentire il clacson delle auto quando attraversava la strada, per rendere la sua vita più sicura.

I progressi

La piccola è stata operata all’età di due anni e nei cinque successivi ha fatto molti progressi, anche più di quanto sperato. Poco dopo l’operazione Leia ha cominciato a voltare la testa quando sentiva le porte del treno chiudersi. Gradualmente ha capito il concetto di suono. Ora, dopo anni di terapia del linguaggio è in grado di pronunciare frasi complete, cantare con il sottofondo della musica, sentire le voci al telefono. «Possiamo chiamarla quando siamo al piano terra della nostra casa e lei sopra, e ci riesce a sentire» racconta Bob. Grazie agli insegnanti che usano la lingua dei segni Leia sta recuperando il tempo perduto e fa passi da gigante: non è più indietro rispetto ai bambini della sua età. «Quando la metto a letto – dice mamma Alison – mi dice “buonanotte mamma” e non me lo sarei mai aspettato».

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