Donne ipovedenti in India, ovvero quando il judo può cambiarti la vita

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Quelle di Sudama e Janki sono storie di povertà e di fede. Ma anche, soprattutto, sono storie di sport e di valori. Si tratta di storie che riempiono il cuore ed infondono fiducia. Sudama e Janki sono due giovani donni che vivono in un paese dell’India rurale. Entrambe sono nate con un forte deficit alla vista e, quasi totalmente cieche, sono cresciute nelle rispettive famiglie, con l’amore di mamma e papà, sono state accudite, educate, fatte crescere.

Judo: tecnica, impegno, valori

Purtroppo, l’India non fa eccezione, e per delle giovani donne con disabilità visive il rischio di sbusi è talmente elevato che quasi sempre, unica soluzione possibile, rende necessario chiudersi in casa quando non c’è nessuno che le possa accompagnare. Qualche anno fa la vita di Sudama, Janki e, con loro, una sessantina di donne che si trovano in condizioni analoghe, ha incrociato la strada con un’opportunità chiamata judo.

AUTONOMIA Un’opportunità per apprendere tecniche di autodifesa, ma anche un punto d’inizio per acquisire nuova fiducia in se stesse, la consapevolezza di essere in grado di difendersi e così, di conquistare o ritrovare autonomia, ritornare ad andare a scuola, trovare un lavoro, diventare membri attivi della società. Molte di loro hanno iniziato anche a gareggiare nei campionati nazionali riservati agli ipovedenti, vincendo delle medaglie e diventando a loro volta disponibili a tutelare altre donne ipovedenti della zona. “Prima di imparare il judo pensavo ‘Come uscirò? Come andrà la mia vita?’ – racconta Sudama – avevo paura di andare a scuola da sola, mia madre e mio padre non me lo permettevano, perché era molto lontano”.

LA SFIDA DI JANKI Dopo aver imparato le tecniche ed a confrontarsi sul tatami Sudama è ritornata a scuola, iniziò anche ad insegnare judo ai suoi amici e in seguito si diplomò come allenatore, continuando a vincere medaglie a Delhi, Goa, Gurugram e Lucknow. Dopo aver partecipato al campionato nazionale per ipovedenti a Nuova Delhi, il gruppo di giovani donne è rimasto sorpreso e piacevolmente colpito dall’enorme credito di rispetto che è cresciuto nell’ambito della comunità. Ciononostante nessuna ha smesso di affrontare altre sfide. E dopo due anni di allenamenti la ventenne Janki ha vinto la medaglia d’oro ai campionati nazionali sordomuti ed è stata selezionata per la IBSA World Cup, che si terrà in aprile ad Antalya. È molto difficile che la sua famiglia riesca a raccogliere i fondi sufficienti per andarci, ma Janki non si affligge, “sono molto felice di essermi guadagnata il diritto a rappresentare il mio paese – ha detto – non ho mai pensato che la mia vita potesse cambiare così tanto nel momento in cui iniziai a fare judo e ad imparare l’autodifesa”.

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