Qualsiasi persona che abbia giocato a tennis sa bene quanto sia fondamentale l’udito nel praticarlo, probabilmente più che in molte altre discipline.
Il suono della pallina colpita dalla racchetta aiuta un giocatore sia a capire in quale modo rispondere all’avversario sia a rendersi conto di quanto il proprio colpo sia stato efficace. Per questo motivo è difficile immaginarsi che un tennista sordo riesca a competere alla pari dei tennisti normodotati. La storia di Lee Duck-hee, tuttavia, potrebbe cambiare molte convinzioni che esistono intorno allo sport: Lee è completamente sordo dalla nascita ma oggi, a 18 anni, occupa la 149ma posizione nel ranking mondiale ATP e a gennaio potrebbe partecipare al suo primo torneo del Grande Slam. Nel raggiungere questo traguardo Lee non è stato nemmeno aiutato dalla sua provenienza, perché la Corea del Sud, come più in generale l’Asia, non ha una grande tradizione tennistica e non ospita nemmeno una tappa del circuito mondiale ATP. Quello che ha permesso a Lee di arrivare dove’è ora è stata la perseveranza dei suoi genitori, che lo hanno cresciuto mantenendo sempre un contatto con i bambini normodotati, per permettergli in futuro di raggiungere una sua indipendenza e un’emancipazione che molti altri ragazzi cresciuti con forme acute di sordità faticano ad avere
Lee è nato nel 1998 a Jecheon, una città a due ore di distanza dalla capitale Seul. È sordo fin dalla nascita e i suoi genitori ne ebbero la conferma dopo alcune visite quando aveva due anni. La madre, Park Mi-ja, e il padre, Lee Sang-jin, nonostante un breve periodo di sconforto, decisero di fare di tutto pur di garantirgli una vita normale. All’età di quattro anni lo iscrissero a una scuola per non udenti di Chungju, a un’ora di strada da Jecheon. A Chungju la maggior parte degli studenti alloggiava nelle residenze offerte dall’istituto ma i genitori di Lee preferirono portalo avanti e indietro ogni giorno, per passare più tempo con lui. Oltre alla scuola per non udenti, Lee venne iscritto anche a dei corsi pomeridiani in un normale istituto scolastico, per dargli la possibilità di frequentare anche ragazzi normodotati. Lee, tra le altre cose, non ha mai imparato la lingua dei segni ma sa leggere il labiale alla perfezione, per via delle esercitazioni fatte con la madre fin da bambino.
Il padre di Lee, molto appassionato di sport, lo incoraggiò a provare diverse discipline, per forza di cose individuali, come il golf e il tiro con l’arco, ma alla fine, vedendo il cugino giocarci, Lee chiese di poter provare il tennis, e poi non smise più. Si rivelò subito molto portato ma i suoi maestri, pur riconoscendogli delle abilità fuori dal comune per un ragazzo della sua età, furono inizialmente scettici a causa della sua sordità. I genitori, vedendo il tennis come un’enorme opportunità nel futuro del figlio — forse l’unica — continuarono comunque ad incoraggiarlo e a fornirgli tutto il sostegno necessario a proseguire nell’attività.
Lee si fece una reputazione prima nei tornei scolastici, in cui gli allenatori che lo videro lo descrissero come un atleta di livello nettamente superiore ai suoi coetanei, poi nei primi tornei giovanili di livello nazionale. Mentre frequentava le scuole superiori iniziò a farsi seguire da un allenatore di tennis sudcoreano, Park Kyung Heoon. Per capirsi e quindi allenarsi insieme a Lee, Heoon dovette abituarsi a comunicare in un certo modo, aiutandosi con dei segni e parlandogli sempre faccia a faccia, per farsi leggere le labbra.
A tredici anni i successi di Lee e la sua storia erano già diventati molto conosciuti in Corea del Sud, tanto che la Hyundai, una delle più importanti multinazionali sudcoreane, decise di offrirgli una sponsorizzazione, che dura tuttora e poco tempo fa è stata rinnovata fino al 2020. I soldi della Hyundai hanno avuto un significato molto importante per i genitori di Lee, perché oltre a ricevere un aiuto economico, videro realizzati uno dei loro primi obiettivi, cioè l’indipendenza del figlio.
Gli obiettivi di Lee invece sono da sempre due: diventare il numero 1 nel ranking mondiale e migliorare la posizione raggiunta dal tennista coreano più forte di sempre, Lee Hyung-taik, che nel 2007 raggiunse la 36ma posizione e vinse un torneo del circuito ATP. Per farlo Lee ha bisogno di migliorare continuamente la sue capacità di osservazione, perché l’unico metodo per sopperire alla mancanza di udito è osservare attentamente i movimenti degli avversari. La mancanza di udito gli provoca ancora alcune difficoltà, specialmente durante le partite, perché impiega più tempo a capire i suggerimenti dell’allenatore e quello che dice l’arbitro. Ma solamente un anno fa Lee era al 250mo posto del ranking, e in dodici mesi ha scalato più di cento posizioni. Ora è uno dei giovani tennisti asiatici più forti in circolazione e partecipa regolarmente ai Futures, i tornei che servono ai giovani tennisti per scalare posizioni nel ranking.
Alla storia di Lee si sono interessati molti campioni di tennis, tra cui lo spagnolo Rafa Nadal, che lo ha definito un’ispirazione per tutti. E in effetti l’importanza di ciò che sta facendo Lee non è da sottovalutare: anche se molti grandi giocatori di tennis spesso si lamentano della presenza di alcuni suoni fastidiosi durante le partite, come quello creato dal passaggio degli aerei sopra ai campi da gioco o del rumore della pioggia che batte sulle coperture degli impianti, nessuno giocherebbe senza poter sentire niente e anche molti tennisti non udenti, se ne hanno la possibilità, preferiscono giocare con gli apparecchi acustici. Lee invece è riuscito a trarre vantaggio dalla sua condizione, in quanto riesce a mantenere la concentrazione a lungo e durante le partite non viene minimamente distratto da tutto quello che lo circonda.
A novembre Lee ha partecipato al torneo asiatico che metteva in palio un posto agli Australian Open di gennaio, il primo importante torneo dell’anno. È riuscito a battere tre avversari e a raggiungere la finale, dove però ha perso contro l’uzbeko Denis Istomin. Lee tuttavia può ancora raggiungere la fase finale degli Australian Open vincendo tre partite nella fase eliminatoria del torneo: in quel caso arriverebbe a disputare il primo torneo del Grande Slam nella sua carriera. Intanto continua a partecipare all’ATP Challenger Tour, il secondo livello del tennis maschile internazionale, e di questo passo ha buone possibilità di entrare nei primi cento tennisti del mondo, cosa che gli permetterebbe di partecipare al tabellone principale dei tornei del Grande Slam