Gennaio 2017 – Visita a Butembo (R. D. Congo) Diario di viaggio

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La notte del primo gennaio, Capodanno, sono partito alla volta di Butembo (Congo), per visitare, per la prima volta la comunità del Congo. Sono arrivato il giorno 3, con un piccolo aereo (12 posti) atterrando sulla pista sterrata di Butembo. La lingua ufficiale del posto  è il francese.

BUTEMBO, una città con circa 1.200.000 abitanti. La maggior parte delle case basse sono costruite in mattoni o arbusti ricoperti di fango. Le case sono collegate tra di loro piste sterrate, più o meno larghe ma scavate nel tempo dalla pioggia. E’ possibile viaggiare utilizzando solo moto o macchine che hanno sospensioni molte alte e 4 ruote motrici. Tutto intorno alla città si ergono monti che raggiungono i 2200 metri di quota.

Le immagini:

Una nota positiva e di grande importanza riguarda l’aspetto della salute: a Butembo, non c’è la febbre gialla e la malaria perché si trova molto in alto ed è lontanissima dalla foresta. La terra di Butembo, color  rosso ruggine, è molto fertile. Sia per la posizione geografica (siamo proprio all’equatore) e a motivo dell’altitudine, il clima è mite e piacevole. Nella mattinata e nel tardo pomeriggio, si sente il piacere di avere addosso un maglioncino o una felpa. Da gennaio ad aprile, la stagione secca, le piogge non sono abbondanti. Allontanandosi solo di poco dalla centro cittadino, si nota la grande povertà, come quella che si vede nei documentari. La gente, però, reagisce come sanno fare quelli che hanno imparato a convivere con la situazione endemica e perciò, senza piangersi addosso, si rimboccano le maniche, così come si può capire chiaramente, girando e osservando l’attività della gente. I bambini sono tanti, tanti.

IL MONDO DEI SORDI. La vaccinazione e quindi la prevenzione non c’è. Per questo nella città ci sono circa 2500 Sordi. C’è una sola scuola speciale per le persone sorde, gestita dalla diocesi, e che accoglie circa 80 alunni delle scuola elementare. Non c’è una scuola media obbligatoria. Lo Stato non dà ai sordi alcun sostegno economico. Purtroppo, c’è una cosa che dispiace molto. Qui la persona sorda è vista come una maledizione o peggio, come l’origine e la causa di tutte le disgrazie della famiglia. La famiglia si vergogna della persona sorda e spesso reagisce  tenendola nascosta in casa per vergogna della gente, mandandola via da casa, o picchiandola. Da questo si capisce che il lavoro più grande da fare, per il futuro è aiutare, piano piano la popolazione ad capire veramente il problema, facendo in modo di dare alle persone sorde il senso della dignità, attraverso l’istruzione e il lavoro. C’è davvero tanta, tanta strada da fare in questo senso per la nostra comunità, che ha cominciato a Butembo, circa due anni fa.

In una delle zone periferiche della città, vive la Comunità della Piccola Missione per i Sordomuti – Opera Gualandi – (sono 8 persone) in una casa posta sul fianco di una delle colline a due passi dalla parrocchia che è stata costruita da noi e che la domenica accoglie anche le persone sorde. (Non posso darvi l’indirizzo perché la Posta qui non esiste e non ci sono i nomi delle strade. Funzionano solo i corrieri privati). Priva di un suo pozzo artesiano, difficile e costosissimo da realizzare a motivo della posizione alta sulla collina (dovremmo trivellare fino a 110 metri), per  tutti i bisogni della casa, si dipende dall’acqua della pioggia che si raccoglie quando piove, in grandi contenitori di plastica. Per quanto riguarda l’acqua potabile, si va a prenderla ad  una sorgente che esce dalla roccia a poco più di 3 chilometri da casa. Non essendoci una rete per l’energia elettrica, per l’illuminazione, si sfrutta l’energia prodotta dai pannelli solari e conservata in appositi accumulatori/batterie. Per cucinare, invece, la comunità di serve di una grande cucina economica di ghisa, a legna, tipo anni ’50. I giovani seminaristi si occupano del taglio della legna e di tutti gli altri servizi, compreso il lavare la propria biancheria e stirarla. Per stirare usano il vecchio ferro da stiro a carboni, come facevano le nostre mamme. Sono certo che l’esperienza nelle Filippine, ci sarà di grande aiuto per pensare ad un programma che possa offrire l’istruzione scolastica, il lavoro e quindi un futuro e una dignità, alle tantissime persone sorde che, in queste terre vivono nella povertà più estrema e nell’emarginazione più totale. Per questo, appena possibile, si partirà con una piccola scuola e con semplice capannone per l’apprendimento di alcuni mestieri. Ci auguriamo di avere anche l’aiuto di futuri volontari italiani, i quali potranno insegnare loro, le nozioni di base per lavorare come falegnami, idraulici e sarti e poi, quando ci sarà abbastanza corrente elettrica, anche un corso di informatica.       La nostra congregazione ha già acquistato il terreno (circa 2900 mtq.) dove sorgeranno le 8 aule scolastiche e il capannone. Stiamo vedendo dove poter trivellare per realizzare il profondo pozzo artesiano, perché non passa alcuna rete idrica. Per la scuola e le altre attività sarà importante avere l’acqua. Per ora è tutto.In seguito vi terrò informati dei progressi della missione in Congo, così come faccio sempre per la missione nelle Filippine. Ciao a tutti e AUGURI DI PACE E SALUTE PER IL NUOVO ANNO.

Vi saluto tutti caramente P. Savino

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