BERNA – Cosa lega i termini “Isis”, “Donald Trump”, “Siria”, “Guy Parmelin” e “golpe”? La risposta è che tutte e cinque erano candidati per il titolo di «Segno dell’anno».
Dopo la «Parola dell’anno», «Il gergo giovanile dell’anno» o la «Parolaccia dell’anno», per la prima volta la Federazione Svizzera dei Sordi (FSS) ha infatti deciso di eleggere il segno che maggiormente ha contraddistinto questo 2016. E la scelta è naturalmente caduta su quello relativo a Donald Trump, che nella Svizzera Italiana ha sbaragliato l’agguerrita concorrenza.
Christian Gremaud, membro della giuria e Responsabile Campagne presso la FSS ci ha spiegato i motivi. «Una caratteristica fondamentale è la semplicità del segno, in questo caso il mimo della famosa capigliatura trumpesca». Ma non solo. «Un altro fattore decisivo è stato il fatto che il segno si è sviluppato e si è inserito nel linguaggio comune in svizzera in pochissimo tempo. Inoltre questo segno è facilmente comprensibile anche per le persone udenti».
I nuovi segni vengono creati con naturalezza. «Quando i media usano nuovi termini o nomi di persona – spiega Gremaud – i fruitori della lingua dei segni inizialmente compitano le stesse con l’alfabeto manuale». Ma quando un nome o un termine diventa ricorrente o di uso comune questo non basta più. «Esatto. I sordi in questi casi iniziano ad utilizzare un segno convenzionato che creano con naturalezza». Se il segno avrà successo, lo stesso si impone nella comunità ed infine viene inserito come standard nel dizionario ufficiale. « Ogni anno vengono aggiunti circa 250 segni» – specifica ancora Gremaud.
La decisione finale su quali siano i segni da includere spetta ad una commissione di specialisti, formata da personale educativo, linguisti e ricercatori.
Articolo di ADN