Covid, in Scozia arrivò l’ordine: “Non rianimate i disabili”

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di Gioia Locati – Dell’inchiesta parlamentare sulla pandemia approvata il 10 novembre dal Senato al momento si sa molto poco. Qualche commento sui giornali però c’è stato, giusto per chiarire su cosa non si indagherà. Intanto, come ha messo bene in chiaro la procura di Roma, i ministri non hanno responsabilità di nulla (che li paghiamo a fare…). Ma avremo modo di parlarne.

Al contrario l’inchiesta scozzese sul Covid sta scoperchiando l’inferno. Sì proprio l’inferno di cui ci parlavano da bambini: si vede che lo creiamo noi per noialtri e Dio ce ne scampi…

Da Glasgow la notizia: l’indagine condotta da Lord Brailsford sta mostrando che gli ospedali hanno ricevuto precisi ordini di non rianimare i pazienti disabili. Queste direttive tenute segrete si chiamano DNR. Pare che sin dall’inizio della pandemia gli addetti alla reception dei medici di base abbiano chiamato le persone con disabilità per cercare di convincerle a firmare il modulo con l’avviso di non essere rianimati in caso di emergenza. Cliccate qui.

Tressa Burke, amministratore delegato della Disability Alliance che segue 5.500 persone con disabilità, ha raccontato che “molti scozzesi sono stati costretti a firmare un DNR inserito poi nella cartella clinica” e che la giustificazione messa per iscritto sulla fine vita di queste persone era  che avevano una condizione preesistente” – come se questo in qualche modo svalutasse il loro vivere e dovessimo aspettarci che tutte le persone disabili muoiano comunque, e non vale la pena salvarle”.

L’inchiesta sta divulgando anche le esperienze di persone a cui è stato detto che non sarebbero state portate in ospedale se avessero contratto il Covid e non avrebbero avuto accesso ai ventilatori.

Fra i racconti quello di una famiglia “rimasta inorridita dopo che la loro anziana madre ha ricevuto una chiamata dall’ambulatorio del suo medico di famiglia e ha accettato un DNR perché “aveva capito che l’addetto alla reception glielo stava chiedendo”.

La responsabile dell’organizzazione benefica ha detto: “È stata sostenuta dalle figlie per riuscire a  ottenere un intervento chirurgico che ha cambiato poi il decorso. Ma quante persone si sono convinte (per ingenuità, per solitudine o perchè hanno creduto vere le parole ‘non esistono alternative) o sono state d’accordo?”

Eccolo l’inferno in terra. Mistificato da mille scuse, l’emergenza, il caos, le direttive superiori (pronunciate da chi sarà sempre assolto, of course).

La disumanità come nuova normalità. Le legge applicata senza valori di riferimento solo per amministrare e “arrivare all’obbiettivo”. Ci si chiede quale sarà l’obbiettivo…

Da noi invece cosa è successo ad anziani e disabili?

Sappiamo che i secondi sono stati chiamati per primi a ricevere la vaccinazione. Sappiamo che chi ha sviluppato eventi avversi si è sentito rispondere che i malesseri più o meno severi “sono dipesi dalla sua condizione”. Secondo il principio diffuso dal prof Burioni in cattedra ai corsi di aggiornamento per giornalismo, (18 mesi prima dello scoppio della pandemia) “su un vaccino non si deve mai indagare perché non nuoce mai”.

E gli anziani? Chi ha avuto la sfortuna di avere avuto un parente ricoverato nei tre anni di pandemia ha sperimentato anche da noi l’inferno in terra (proibite le visite o i controlli dei parenti; sedazioni ogni oltre limite; cibo inadeguato; immobilità e piaghe sul corpo). La mancanza di una sepoltura dignitosa e di un’ultima carezza hanno scavato ancor più l’abisso.

Domanda ai parlamentari: anche su questo scempio tutti immuni?

Così chi ha più bisogno di amore, l’anziano che si ritrova solo o la persona che ha convissuto con handicap e malattie, ha ricevuto un calcio in faccia in nome dell’emergenza, se non un vero e proprio viatico per la morte. Ricordate la rupe Taigeto? Gli spartani ci gettavano i bambini deformi. Quanto ci manca per arrivare lì?
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Redazione ImolaOggi

 

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